Carissimo Giuseppe,
la tua è una domanda che imperversa spesso sui social, ed ha origini molto antiche, riassumendosi nell'interrogativo che il fedele si poneva secoli e secoli fa:
Si Deus, unde malum?. Cioè: se Dio esiste, da dove viene il male?
Questa domanda meriterebbe lunghe ed approfondite risposte, da parte di teologi ed esperti.
Io non lo sono, ma provo a dirti quello che so.
Innanzitutto, Dio non è Babbo Natale.
Sembra un'ovvietà, ma non lo è: per molti, Dio deve essere il dispensatore dei doni ed assicurare la felicità ai suoi figli riempiendoli di cose belle, allontanando il male, dando loro tutto quel che può. Sempre. Ogni giorno.
In primis, dobbiamo ricordare che la natura stessa ci insegna che un buon genitore, volendo fare del bene a un figlio, non può dargli solo i premi, ma deve insegnargli a vivere.
Sembra un atto di pietà aiutare una farfalla ad uscire dal bozzolo che si dibatte nervosamente, e invece è una cosa sbagliata, perché quel continuo movimento per fendere il batuffolo, serve alle ali per irrobustirsi e volare. Tagliando il bozzolo, le ali della farfalla restano umidicce...e inutili...
Nel campo umano, nessun genitore è solo il "Babbo Natale" che compra, regala, dona...ma è anche il maestro e, che lo si voglia o no, il giudice delle azioni dei propri figli. Senza una guida, unicamente nel Paese dei Balocchi, quale futuro potrebbe esserci per ciascuno di noi?
Eppure i genitori "terreni" cercano di dare il meglio ai figli, vero? Lo dice anche Gesù: "Quale padre dà un sasso ai figli, se essi chiedono pane, o una serpe, se chiedono del pesce? Se voi siete capaci di dare cose buone ai vostri figli, così il Padre vostro che è nei Cieli".
Detto così, la tua obiezione diventa quasi scandalo: ma come, Gesù ha promesso la bontà da parte di Dio, e poi sulla Terra vi è tanto male, specie sugli innocenti?
Se torniamo all'esempio della farfalla, io che taglio il bozzolo credendo di fare del bene, compio un'azione sbagliata perché non lascio libera la farfalla di crescere per poi volare: impongo la mia visione della vita, fatta di comodità, ad un altro essere per cui quella visione non va bene.
Dio non agisce così. Essendo Sapienza infinita conosce ciò che è bene per ciascuno di noi, ma, essendo Amore infinito, non lo impone. Ci lascia liberi di scegliere, e sempre aspetta che torniamo a Lui con tutto il cuore: come nella parabola del Figlio prodigo, il Padre sempre aspetta il ritorno di un figlio che ha voluto tutto il bene, ma non ha saputo gestirlo, l'ha perso, e crede di averlo perso per sempre, finché non capisce il suo errore e si converte, cioè cambia direzione (cambia verso, si dice oggi in politica) nel pensare e nell'agire, e torna da suo Padre.
Quanti lo fanno? Pochi!
Ed è per il cuore di pietra di molti, specie ricchi, potenti, che hanno nelle loro mani un potere qualsiasi, economico soprattutto, che esistono piaghe come lo sfruttamento, la miseria, la fame...e Dio li lascia fare perché se a me sembrano peggio delle bestie moleste, ai Suoi occhi quelli sono sempre figli! E come dà a me la libertà, Dio la dà anche a te e a loro.
Ma come si gestisce la libertà? Quello è il punto!
Chi non ci crede, pensa che tutto gli sia dovuto, tutto sia perfetto, tanto...io sono ricco, io mangio, io mi permetto gli sfizi, degli altri che me ne importa? Ma non sarà sempre così: Gesù ha spiegato più volte - nelle apparizioni, ampliando i passi del Vangelo - che chi ha molto sulla Terra difficilmente avrà molto nei Cieli, poiché il Padre ama i Suoi figli e vuol dar loro una grande ricompensa. Se però non può darla nei Cieli, la darà sulla Terra, perché poi di là non sarà possibile...
E veniamo al capitolo malattie. Perché tante malattie? Perché tanti tumori?
In primis, non dimentichiamo che molte cose le vuole l'uomo: tante malattie sono nate dallo stile di vita che oggi la società impone. Mi riferisco alle nevrosi, ai problemi d’ansia: tutti chiamati a superare l’altro, ad essere più belli - soprattutto - e più “vincenti” del prossimo. Se non si facessero queste stupide gare, forse non avremmo tanti suicidi, specie giovanili.
Poi: il male, e qui il Vangelo lo dice chiaro e tondo, non viene per castigo o per peccato, ma perché si manifesti l’opera di Dio. E qual è l’opera di Dio: solo la guarigione fisica? No: la conversione del cuore! Ed è per quello che dei dieci lebbrosi, uno solo fu salvato: quello che capii la Grazia che aveva ricevuto. Gli altri furono sazi e paghi della loro ritrovata salute, ma non lodarono Dio, e non ringraziarono Gesù.
Infatti: come mai Gesù chiede ai malati: “Cosa vuoi che faccia per te?” oppure: “Vuoi guarire?”?
Sembra un controsenso, una domanda stupida: se uno non vede cosa vorrà mai? Vorrà vedere!
Se uno ha la lebbra cosa vorrà? Vorrà guarire!
Eppure Gesù chiede, non impone, non passa e distribuisce doni come il Babbo Natale che vorremmo noi. Chiede: “Lo vuoi davvero?” perché se le due volontà, quella di Dio che mi ama e vuole il meglio per me, e la mia, sono in accordo, io guarisco. E se non nel corpo, giacché vi sono forze che hanno bisogno di “molti digiuni e preghiere” (sempre detto nel Vangelo), nello spirito sicuramente (e qui ti rimando all’ottimo contributo di Don Giorgio
CLICCA QUI).
Lì avviene la grande opera di Dio, che molti chiamano miracolo (perché per la scienza tale è una cosa che non si spiega materialmente) ma che è in realtà una situazione naturale verso la quale siamo chiamati a tornare.
Mi dirai: ma allora tutti quelli che non guariscono non credono?
Ti risponderò: Gesù Cristo, Figlio di Dio, è stato torturato barbaramente, giudicato come un delinquente e infine ucciso. Gesù, Figlio di Dio, è passato attraverso la porta della morte e del sepolcro. Quindi la morte non è risparmiata a noi umani, nemmeno con la Resurrezione abbiamo avuto l’immortalità fisica (cioè il non morire mai); la sofferenza, caro Giuseppe, è uno dei distintivi del Messia (Servo Sofferente dell’Eterno), e Cristo non poteva essere tale se non incarnando questa figura così tragica e dolorosa.
Come dunque tutti gli umani muoiono, così tutti (anche io, tu...) sperimentano la sofferenza. Vi sono anime che la sperimentano in modo più forte e concreto, rendendo visibile il Cristo deriso, giudicato, agonizzante, debole, morente. Sono anime alle quali va tributato un onore grandissimo perché Gesù le ha volute simili a sé. E questo non senza scopo: infatti, attraverso le loro sofferenze, è possibile la redenzione di molti. Con l’esempio, il coraggio, l’amore che sa dare solo chi sta male. E male per davvero eh: non tutti i diversabili sono una piaga (io non inserirei la sindrome di Down tra i “mali/castighi”)...
L’Amore di Dio, quindi, rende simili al Cristo sofferente le anime che Egli vuole, affinché attraverso il loro Calvario, molti vedano Gesù che soffre per loro, e si convertano. Dio vuole dare a tutti il Paradiso, ma ci sono condizioni precise per accedervi: non c’è Amore, infatti, senza la Giustizia.
Bene, spero di essere stata sufficientemente chiara. Se vorrai approfondire, noi siamo qui!