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Nostra Signora del Pilar, 12 ottobre

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Ester80
view post Posted on 12/10/2013, 10:57




NOSTRA SIGNORA DEL PILAR


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Quando il Signore Gesù, prima di tornare al Padre, diede ai suoi Apostoli e discepoli le ultime istruzioni riguardanti la missione che affidava loro su questa Terra, disse: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19). In questo modo indicava loro che l'annuncio della Buona Novella non doveva restare ristretto al Popolo Eletto ma, al contrario, comprendere tutti gli uomini.

Misteriose sono state le vie scelte dal Signore per rendere effettivo questo mandato. Le prime predicazioni degli apostoli, subito dopo Pentecoste, hanno avuto luogo a Gerusalemme (cfr. At 2, 41 e ss.). Esse hanno provocato una valanga di conversioni, facendo esplodere l'odio del Sinedrio contro chi abbracciava la Fede in Cristo.

Iniziarono, allora, violente persecuzioni, che si sono acuite nel periodo in cui, con l'uscita di Pilato dal governo della Giudea, si creò un vuoto di potere e il Sinedrio restò di fatto col comando nelle sue mani. Molti cristiani si videro costretti a fuggire in altre terre, portando con sé la testimonianza di una Fede purificata dalle difficoltà. Essi erano il lievito che cominciava a penetrare nella pasta del mondo pagano per trasformarlo, dall'interno, completamente.

È stato, senza dubbio, in questo momento storico che vari Apostoli sono partiti per terre di missione. E' toccato a uno di loro, come il Maestro aveva profetizzato, viaggiare fino ai "confini della terra" (At 1, 8) allora conosciuta, fino al finis terræ delimitato dalle mitologiche colonne d'Ercole: l'Hispania, una delle più prospere colonie dell'Impero, ricca di risorse minerarie e le cui genti si erano integrate nella struttura amministrativa e culturale di Roma.

Difficile missione per il Figlio del Tuono

Secondo una veneranda tradizione, questo incarico toccò a Giacomo Maggiore, figlio di Zebedeo. Egli deve esser giunto nella Penisola Iberica a bordo di una barca noleggiata da giudei della diaspora, poiché numerosi scritti dell'antichità cristiana menzionano, a partire dal secolo III, tracce della sua presenza in questa regione.

Molto poco si conosce, tuttavia, della sua predicazione. Per quanto riguarda il luogo in cui l'Apostolo approdò e il percorso da lui seguito, i dati disponibili permettono appena di avanzare ipotesi. Si può, però, dare per certo che nell'anno 40 egli si trovava nella città di Cæsaraugusta, attuale Saragozza, dove, dopo infauste fatiche missionarie, aveva ottenuto frutti molto modesti. Secondo quanto risulta, in tutta la nazione appena sette famiglie avevano abbracciato la Fede in Cristo. Queste lo seguivano nelle sue lotte per l'espansione del Regno.

Grande deve esser stato il dolore del Figlio del Tuono nel constatare risultati così al di sotto dei desideri di un'anima focosa come la sua, che aveva presenziato le proficue predicazioni a Gerusalemme, con moltitudini intere che si convertivano alla Legge Evangelica. Possiamo ben supporre che il demonio dello sconforto abbia bussato alle porte del suo cuore... Fiducia e preghiera erano le uniche armi alla sua portata in questa difficile situazione, e si dispose a usarle.

Inattesa e incoraggiante visita della Vergine Maria

Nella notte tra l'1 e il 2 gennaio dell'anno 40, l'Apostolo San Giacomo uscì dalle cinta murarie di Cæsaraugusta per andare a pregare sulla riva del fiume Ebro i salmi del Dio vero, pratica giudaica ancora in vigore presso i primi cristiani. Pensava, certamente, al disdegno con cui gli abitanti di quella città, immersi nel paganesimo e nel vizio, disprezzavano l'invito alla vera vita. Era giunto il momento scelto dalla Provvidenza per segnare per i secoli una nazione intera.

All'improvviso, un'intensa luce avvolse l'ambiente e la grande moltitudine della milizia celeste diventò visibile, ma quella favolosa visione, contrastante con la dura prova per la quale passava l'Apostolo, non era che una specie di cornice per quanto subito dopo sarebbe accaduto. Maria Santissima, la Madre di Gesù, che era ancora viva e abitava a Gerusalemme, arrivava portata su una nuvola da mani angeliche fino al luogo dove San Giacomo si trovava. Vicino a Lei, altri spiriti celesti portavano una colonna di diaspro, dell'altezza di un uomo e di un palmo di diametro. La adagiarono per terra e la Vergine vi si posò, salutando con affetto l'intrepido Apostolo, che contemplava estasiato l'incredibile spettacolo.

Per un singolare privilegio, San Giacomo avrebbe ricevuto direttamente dalle labbra della Madonna la consolazione e il coraggio di cui necessitava per continuare con determinazione la sua lotta, certo che le difficoltà del momento costituivano solo una prova il cui superamento avrebbe portato abbondanti frutti spirituali. Come pegno di questo celeste messaggio, Maria Santissima volle lasciare al Figlio di Zebedeo il piedistallo sul quale aveva pronunciato parole simili a queste: "Guarda questa colonna sulla quale Mi colloco. Tu sai che mio Figlio l'ha inviata dal cielo per mano di Angeli. In questo luogo la virtù dell'Altissimo opererà prodigi e meravigliosi miracoli per mia intercessione e reverenza, in favore di coloro che implorano il mio aiuto nelle loro necessità; la colonna rimarrà in questo luogo fino alla fine del mondo e non mancheranno mai in questa città fedeli adoratori di Cristo".

Conclusa la celeste e inattesa visita, San Giacomo si trovò nuovamente da solo con i suoi discepoli. Possiamo concepire la gioia che s'impossessò di quel ridotto gruppo di cristiani: la Madre di Dio era venuta a consolarli nella tribolazione, lasciando un peculiare simbolo di quello che, come frutto del loro apostolato, avrebbe dovuto essere la Fede incrollabile di quel popolo.

Primordi dell'attuale Santuario

Poche sono le notizie di cui disponiamo su quanto accadde a partire da questo momento, se non che, per la conservazione del prezioso Pilar - con questo nome si conobbe, più tardi, la celeste colonna -, San Giacomo e i suoi eressero una minuscola edicola, che fu conservata tale e quale fino alla riforma della Basilica, realizzata alla metà del XVIII secolo. Costruita in laterizi, in senso parallelo alle mura della città, era di quasi quattro metri e mezzo di lunghezza per poco più di due di larghezza.
È da supporre anche che, sebbene il culto delle immagini ancora non fosse stato stabilito nella Chiesa, essi abbiano posto sopra la colonna un'effigie di Maria, poiché, in caso contrario, anime appena uscite dalle tenebre del paganesimo facilmente avrebbero potuto renderla oggetto di un culto feticista, come non era raro accadesse in quell'epoca con oggetti simili. Altri, tuttavia, credono che a San Giacomo sia stata consegnata dalla Madonna anche una statua, forse la stessa che ancor oggi è venerata nel luogo.

I frutti della predicazione dell'Apostolo e del suo piccolo gruppo di seguaci non si fecero attendere i frutti. A partire da quel momento la Fede cominciò ad attecchire con forza tanto a Saragozza quanto nel resto della Penisola Iberica. Già San Paolo ci parla dell'esistenza di una Chiesa in Spagna (cfr. Rm 15, 24) e sono costanti i riferimenti ad essa nel corso della Storia. E quando nel IV secolo iniziò la persecuzione di Diocleziano, Santa Engrazia e i suoi compagni scrissero col loro sangue in quella città il bellissimo episodio degli "innumerevoli martiri", narrato dal poeta Prudenzio nella sua opera Peristéfanon.

Il Pilar, incrollabile durante duemila anni

Fondata dagli Iberi nel terzo secolo dell'Era Antica, Saragozza sperimentò nel corso della sua multisecolare storia l'influsso di diverse razze e culture, che modellarono a poco a poco il carattere delle sue genti.

Circa 15 anni prima della nascita di Cristo, si trasformò in una città romana prendendo, in onore dell'Imperatore, il nome di Cæsaraugusta. Fu più tardi abitata da visigoti, conquistata da musulmani, riconquistata dai cristiani e, in tempi più recenti, dominata dai francesi durante l'invasione napoleonica.

Tuttavia, in tutte queste vicissitudini, qualcosa si mantenne inalterato a dispetto di tanta disgrazia. Dal I secolo dell'Era Cristiana fino ai nostri giorni, palpita nel cuore degli abitanti di Saragozza la fede cattolica professata sotto il manto della Madonna del Pilar, devozione che nemmeno le furibonde persecuzioni romane, né la dominazione visigotica, né l'orgoglio dell'eresia ariana, né l'invasione saracena, né le baionette dell'esercito di Napoleone, cariche di odio rivoluzionario contro la religione, riuscirono a distruggere.

Di fronte ai marosi della Storia, spinti spesso da un odio anticristiano, il Pilar e il culto alla Santissima Vergine rimasero inalterati, grazie alla speciale protezione profetizzata dalla Vergine Santissima al momento della sua apparizione.

L'intolleranza degli almoravidi

Lasciamo per un'altra occasione gli interessanti eventi capitati durante le dominazioni germaniche, e situiamoci nella seconda decade dell'VIII secolo, quando, approfittando della decadenza della dinastia visigota, i guerrieri dell'Islam conquistarono la quasi totalità della Penisola Iberica. A seconda delle circostanze concrete con cui si trovarono in ogni luogo, i nuovi signori delle Spagne imposero condizioni molto diverse alla pratica della Religione Cattolica, le quali variavano dalla persecuzione dichiarata a una tolleranza benevola.

Nella città di Saragozza, il culto fu autorizzato, sebbene con pesanti restrizioni, tra cui la proibizione di fare qualsiasi riparazione nei templi, con grave danno allo stato di questi edifici, a mano a mano che i decenni e i secoli facevano sentire su di loro i propri effetti...

Erano quasi quattro secoli che la città di Saragozza era sotto il dominio saraceno, quando nel 1118, un re giovane e intraprendente- Alfonso I, il Battagliero - intraprese la riconquista della città. Il Vescovo Mons. Bernardo, da poco espulso dalla sede cæsaraugustana per la crescente intolleranza degli almoravidi, alla fine era morto e, per sostituirlo, il monarca propose al Papa dell'epoca, Gelasio II, la nomina di un virtuoso chierico francese di nome Pietro Librano. Lo stesso Sommo Pontefice, che si trovava allora nel sud della Francia, gli conferì l'ordinazione episcopale e cumulò di benefici spirituali coloro che avessero fatto elemosine per la riparazione della città e della sua chiesa.

Riconquistata alla fine la città, il nuovo Vescovo si mise in campo per rendere effettivo il desiderio, manifestato dal Santo Padre, di promuovere il restauro del vetusto tempio. Tra gli altri provvedimenti, inviò una lettera a tutti i fedeli cristiani, nella quale menziona quella "chiesa della gloriosa Vergine Maria" come "prevalente e antecedente su tutte per la sua antica e beata reputazione di santità e dignità". Altri documenti dell'epoca inoltre certificano che la cattedrale di questa diocesi era dedicata alla Beata Vergine Maria.

Nel XII secolo questo tempio era noto in tutta Europa, come attesta la naturalezza con cui Mons. Pietro Librana ne parla nella sua lettera, quindi non si può negare la sua esistenza prima dell'invasione saracena. Infatti, se in questo periodo di quattro secoli, come abbiamo visto, a nessuno fu permesso di fare qualsiasi ristrutturazione nei templi cristiani, a fortiori era proibito edificarne uno nuovo.

A partire da questo momento, la storia della Chiesa di Santa Maria di Saragozza, come allora era conosciuta, può esser seguita attraverso i documenti che attestano i fatti più importanti ivi avvenuti. Fra questi, ne evidenzieremo soltanto due che confermano la profezia fatta dalla Madonna nella sua apparizione all'Apostolo San Giacomo: "La colonna rimarrà in questo luogo fino alla fine del mondo".

L'invasione napoleonica

Una delle fasi più drammatiche della storia della Spagna si verificò all'inizio del XIX secolo, quando le truppe di Napoleone, intrise dello spirito anticristiano che dominò la Francia nel passaggio del secolo anteriore, occuparono la nazione spagnola.

Saragozza fu una delle città più colpite dall'invasione. Due volte assediata dall'esercito francese, oppose un'eroica resistenza al primo assedio e soffrì inenarrabili tormenti durante il secondo, nel quale le truppe napoleoniche usarono uno spropositato arsenale di mezzi bellici, al fine di assoggettare quel popolo indomito che, come avrebbe detto il maresciallo francese Suchet, "lottava quotidianamente passo a passo, corpo a corpo, di casa in casa, da un muro all'altro, contro la perizia, la perseveranza e il valore incessantemente rinascente dei nostri soldati".

Per sostenere questa impari lotta, gli aragonesi ottenevano la necessaria energia ai piedi della Vergine del Pilar, come hanno testimoniato gli stessi invasori. Così si espresse un ufficiale scervellato, descrivendo una situazione nella quale la resistenza dei saragozzani sembrava insostenibile: "Sapevamo che l'agitazione in città cresceva ad ogni momento, che il clero continuava a sostenere la fede nei miracoli e che la statua della Vergine non era ancora scesa dalla sua colonna. Il popolo aveva una fede così viva e riponeva una tale fiducia in quella sacra Statua che non potevamo aspettare di soggiogarlo senza prima aver distrutto il suo venerato Tempio".

Infatti, l'ostinata resistenza di quel popolo fu vinta solo quando lo sfinimento, la fame e le epidemie ormai non permettevano ai pochi sopravvissuti della città in rovina neppure di prendere le armi. Salito a quarantamila il numero dei morti, fu firmata la capitolazione. Ancora una volta, e in forma provvidenziale, la statua della Vergine Santissima e la già allora Basilica non subirono altro danno che la vergognosa spoliazione di tutti gli oggetti e gioielli di valore. La colonna rimase in piedi come simbolo dell'indistruttibile fede del popolo aragonese.

Bombe che non esplosero

Nel XX secolo un altro fatto mostrò la straordinaria protezione celeste sulla Basilica. Pochi giorni dopo l'inizio della Guerra Civile Spagnola, all'alba del 3 agosto 1936, un aereo carico di quattro bombe partì da Barcellona in direzione di Saragozza.

Consapevole dell'immenso effetto psicologico che avrebbe prodotto sui cattolici la distruzione del simbolico Santuario, il pilota lo sorvolò a bassa quota e vi sganciò sopra il suo carico distruttivo. Due di queste bombe perforarono il tetto e caddero in luoghi molto vicini, una terza colpì il selciato esterno, a pochi metri dalla facciata principale. Nessuna di queste esplose. Caddero soltanto con grande strepito al suolo...

Come non vedere in questo tentativo fallito la mano della Provvidenza, che ha voluto preservare il luogo dove Dio aveva promesso di operare "prodigi e miracoli mirabili" per intercessione di Maria Santissima?

Il Miracolo di Calanda

Calanda è un municipio agricolo situato a cento chilometri a sudest di Saragozza, nella vicina provincia di Teruel. Qui si producono ottime olive e un genere particolare di pesche - grandi, aromatiche e di notevole dolcezza - molto apprezzate in tutto il paese. Ciò che, però, gli ha dato fama internazionale non sono gli eccellenti prodotti agricoli, né gli episodi della sua antica storia, ma il fatto che vi si è verificato, per intercessione della Madonna del Pilar, uno dei più impressionanti miracoli della storia del Cristianesimo.

Il protagonista di questo prodigio è Miguel Juan Pellicer Blasco, figlio di poveri contadini nato in quel villaggio nella seconda decade del XVII secolo. Giunto all'età di lavorare, si trasferì a casa di uno zio a Castellon de la Plana. E, lì, stando un giorno vicino a un carro molto carico, spinto da due mule, scivolò, cadde per terra e una delle ruote passò sopra la sua gamba destra, fratturandogli la tibia.

Siccome le cure applicate non sortirono effetto, Miguel fece un penoso viaggio a Saragozza, dove c'era un ospedale più attrezzato per trattare il suo caso. Giunto in città, la prima cosa che fece fu una visita alla Madonna del Pilar, ai cui piedi si confessò e comunicò. Solo dopo aver fatto questo, entrò nel Reale Ospedale della Madonna della Grazia, dove i medici, costatando lo stato della gamba, decisero di amputarla.

In accordo con le pratiche vigenti in quell'istituzione, l'arto reciso fu interrato nel cimitero dell'ospedale, come consta nei suoi archivi.

Vita di elemosina

Condannato a vivere come storpio il resto dei suoi giorni, e incapace di mantenersi con il proprio lavoro, Miguel cominciò a vivere delle elemosine che otteneva alla porta della Basilica della sua cara Vergine del Pilar. La figura del mendicante storpio in poco tempo divenne familiare ai fedeli che frequentavano quel tempio dove anche lui, molto devoto, ascoltava Messa tutti i giorni.

Trascorsi due anni, si accentuò in Miguel il desiderio di ritornare alla terra natale; sebbene non volesse essere un carico per i suoi genitori, decise di intraprendere il cammino di ritorno. Si accomiatò devotamente dalla Madonna e, come era diventata sua abitudine, unse con l'olio del lume dell'altare l'estremità della gamba amputata. Dopo un penoso tragitto di vari giorni, ricorrendo alla carità dei pastori, giunse alla casa paterna, dove fu ricevuto con ogni affetto e bontà.

Cosciente del peso che costava ad una famiglia così povera il mantenimento di un figlio invalido, Miguel chiedeva l'elemosina nei dintorni e contribuiva, per quanto poteva, nelle faccende domestiche. Così trascorse la sua vita fino alla notte del 29 marzo 1640.

Tornato a casa dopo una giornata molto dura, s'imbatté su due compagnie di soldati di cavalleria di passaggio nel villaggio. Distribuite le case per il pernottamento, toccò alla famiglia Pellicer ospitare uno di questi militari al quale, per ospitalità, cedettero il letto di Miguel Juan. Il giovane si dispose a passare la notte su una semplice stuoia, ai piedi del letto dei suoi genitori. Si raccomandò col suo solito fervore alla Madonna del Pilar e andò a dormire presto, perché aveva la gamba malata molto dolente per lo sforzo fatto durante la giornata.

Sognava di stare nella Santa Cappella

Prima di ritirarsi, la madre, sempre premurosa verso suo figlio invalido, andò a verificare alla luce del lume se egli fosse ben sistemato nell'improvvisato letto, e grande fu la sua sorpresa sentendo un raro e soave profumo e vedendo spuntare da sotto le coperte due piedi accavallati.

Stupiti, i genitori subito svegliarono Miguel, che dormiva in un placido e profondo sonno. Osservando le due gambe, egli non sapeva spiegare come fosse accaduto. Raccontò solo che "sognava di stare nella Santa Cappella della Madonna del Pilar di Saragozza, ungendo la gamba inferma con l'olio di un lume, com'era solito fare quando abitava in questa città", e per questo "era certo che la Vergine del Pilar glielo avesse portato e collocato".

La notizia subito si sparse nel vicinato, producendo un grande subbuglio. Con grandissimo stupore delle persone, si constatò sulla gamba riposta per intercessione della Madonna la presenza di varie cicatrici esistenti già prima dell'amputazione, rendendo evidente che si trattava proprio dell'arto amputato di Miguel. E quando, più tardi, si fece una verifica nel cimitero dell'ospedale, dove era stato interrato, non si trovò niente. Eloquente prefigurazione della resurrezione della carne che avverrà negli ultimi giorni...

Miracolo confermato da numerose persone

Cinque giorni dopo il miracolo, si redasse, con il concorso di numerose testimonianze, un atto notarile il cui originale si conserva nell'Archivio della Prefettura di Saragozza. La famiglia Pellicer partì per Saragozza al fine di render grazie alla Celeste Principessa. Lì, l'impatto causato dal miracolo fu ancora maggiore, poiché l'antico mendicante del Pilar era noto in quasi tutta la città. L'avvenimento finì per ripercuotersi nella corte spagnola, e il re Filippo IV volle conoscere personalmente il favorito dalla Madonna, davanti al quale si inchinò per baciare la gamba miracolata.

Su istanza della Prefettura, l'Arcivescovado instaurò un rigoroso processo al fine di, dopo aver ascoltato tutte le testimonianze possibili e studiato in profondità le circostanze del caso, emettere una sentenza. Com'è ovvio, di fronte all'evidenza dei fatti, questa fu positiva. La meticolosa formalità del procedimento giuridico rese questo miracolo uno dei più documentati di tutta la Storia della Chiesa, costituendo una vera sfida, col suo rigore storico e scientifico, per tutti quanti cercano di esaminare sotto una prospettiva materialista e atea i fenomeni soprannaturali.

Punto di partenza per Dio

"Non mancheranno mai in questa città adoratori di Cristo". Ancora ai nostri giorni segnati dal relativismo e dall'indifferenza religiosa, la devozione alla Madonna permane viva nei cuori dei saragozzani, confermata dalle centinaia di migliaia di fedeli che accorrono ogni anno a prestarLe omaggio nel giorno della sua festa, frequentano quotidianamente la Santa Cappella, sempre piena di devoti, o declinano le loro colpe in uno dei confessionali distribuiti in tutta la Basilica.

Sarà presso questa colonna sacra, simbolo dell'indefettibile aiuto di Maria, dove troveremo la soluzione per una nazione che, come tutto il continente europeo, va poco a poco abbandonando la Fede? La risposta è, senza dubbio, sì! Se quella colonna sulla quale Si posò la Madonna presenziò imperterrita tante catastrofi, abbiamo ragioni per confidare nella promessa: "la colonna rimarrà in questo luogo fino alla fine del mondo".

È con gli occhi riposti su questa storia bimillenaria di Fede che dobbiamo considerare il futuro della Spagna e del mondo. Come ha fatto da quasi duemila anni il Figlio del Tuono, volgiamoci con fiducia alla nostra Celeste Intercessore e presentiamo a Lei le nostre difficoltà presenti. A questo ci sollecita il Beato Giovanni Paolo II, il "primo Papa pellegrino" che ha visitato la Basilica del Pilar: "Questa eredità di fede mariana di tante generazioni, ha da convertirsi non solo in ricordo di un passato, ma in punto di partenza per Dio. [...] Perché in questa continuità religiosa, la virtù genera nuova virtù. La grazia attrae grazia, e la secolare presenza di Santa Maria, va radicandosi attraverso i secoli, ispirando e incoraggiando le generazioni successive".

Fonte: Rivista Araldi del vangelo, Ottobre 2012, nº 114, p 32 - 39.
 
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Ester80
view post Posted on 12/10/2013, 11:26




PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Basilica della Vergine del Pilar - Mercoledì, 10 ottobre 1984

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Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Dio misericordioso ed eterno: guarda la tua Chiesa pellegrina, che si prepara a celebrare il quinto centenario dell’evangelizzazione dell’America. Tu conosci le strade che percorsero i primi apostoli di questa evangelizzazione. Dall’isola di Guanahani fino alle foreste dell’Amazzonia.

Grazie ai semi della fede che essi gettarono, il numero dei tuoi figli è cresciuto largamente nella Chiesa, e santi tanti insigni come Toribio di Mongrovejo, Pedro Claver, Francisco Solano, Martin de Porres, Rosa da Lima, Juan Macías e tante altre persone sconosciute che vissero con eroismo la loro vocazione cristiana, sono fiorite e fioriscono nel continente americano.

Accogli la nostra lode e gratitudine per tanti figli di Spagna uomini e donne che abbandonando tutto hanno deciso di dedicarsi interamente alla causa del Vangelo.

I loro genitori, alcuni qui presenti, chiesero per essi la grazia del Battesimo, li educarono nella fede, e tu concedesti loro il dono inestimabile della vocazione missionaria. Grazie, Padre di bontà.

Santifica la tua Chiesa affinché sia sempre evangelizzatrice. Conferma nello Spirito dei tuoi apostoli tutti quelli, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, catechisti e secolari, che dedicano la loro vita, nella tua Chiesa, alla causa di nostro Signore Gesù Cristo. Tu li hai chiamati al tuo servizio, rendili, ora, perfetti cooperatori della tua salvezza.

Fa’ che le famiglie cristiane educhino intensamente i loro figli nella fede della Chiesa e nell’amore del Vangelo, affinché siano semenzaio di vocazioni apostoliche.

Posa il tuo sguardo, o Padre, anche oggi sui giovani e chiamali a camminare dietro Gesù Cristo, tuo figlio. Concedi loro prontezza nella risposta e perseveranza nella tua sequela. Da’ a tutti loro valore e forza per accettare i rischi di un impegno totale e definitivo.

Proteggi, o Padre onnipotente, la Spagna e i popoli del continente americano.

Guarda propizio l’angustia di quanti patiscono fame, solitudine o ignoranza.

Facci riconoscere in essi i tuoi prediletti e dacci la forza del tuo amore affinché possiamo aiutarli nelle loro necessità.

Vergine Santa del Pilar: da questo luogo sacro da’ forza ai messaggeri del Vangelo, conforta i loro familiari e accompagna maternamente il nostro cammino verso il Padre, con Cristo, nello Spirito Santo. Amen.

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fonte: www.vatican.va
 
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