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Testimoni di Cristo, Esempi di Amore Cristiano ai giorni nostri

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Ester80
view post Posted on 5/2/2014, 18:30




Corea del Sud: Sacerdote picchiato
e Ostie profanate


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Qualche tempo addietro nel nostro sito, avevamo annunciato la possibilità del viaggio di papa Francesco in Corea. Anche se “non si possono ancora dare conferme ufficiali”, il viaggio di papa Francesco in Corea del Sud è “praticamente sicuro”. Così confermano fonti vaticane ad Asia News. La visita dovrebbe svolgersi per un totale di circa 7 giorni nella prima metà di agosto: il pontefice sarà a Seoul per gli incontri istituzionali e nella diocesi di Daejeon per presiedere alle celebrazioni organizzate per la Giornata asiatica della Gioventù. Prevista poi la beatificazione dei 124 martiri coreani e una messa speciale per la pace e la riunificazione della penisola coreana.

Alla gioia del viaggio in terra asiatica, dove ancora tante libertà umane e religiose sono negate, giunge la terribile foto di padre Bartolomeo (Barthélemy Mun Jung-hyun). Il sacerdote mentre celebrava la Messa è stato duramente picchiato dalla polizia. Le forze dell’ordine ha distrutto l’altare e buttato a terra le Ostie consacrate calpestandole. E’ davvero molto commovente guardare l’immagine del padre picchiato e sbattuto a terra mentre con le sue braccia protegge il Corpo di Cristo. Le lacrime versate per il gesto sacrilego, sono seme di testimonianza vera ed autentica. Ricordiamo le parole di Gesù: “hanno perseguitato me, perseguiteranno voi”. Esprimiamo vicinanza a tutti i fratelli e sorelle che subiscono violenza nel nome del Vangelo.

La presenza del Papa, aiuterà la Chiesa di Corea a rimanere sempre di più fedele al Signore. Testimoniare Cristo è fondamentale per continuare la sua opera nel mondo. Ed ecco il senso della partecipazione di Francesco alla Giornata asiatica della Gioventù, che si terrà a Daejeon. Il tema dell’evento, che ricalca l’edizione mondiale organizzato dalla diocesi e dalla Federazione della Conferenze episcopali asiatiche, è “Giovani dell’Asia, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende su di voi”. Sono attese decine di migliaia di giovani da tutto il continente: i cardinali di Hong Kong e Manila stanno spingendo i propri fedeli a partecipare in massa. Proprio la questione del martirio è molto sentita in Corea. Parlando durante la Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, il vescovo locale mons. Lazzaro You Heung-sik ha detto: “Molti martiri coreani venivano dalla mia diocesi (proprio a Daejeon si trovano diversi luoghi storici collegati alla vita di questi primi cristiani coreani ndr), e sono figure esemplari per la vita dei fedeli. Le loro storie vanno imitate per la fiducia in Dio e per il sacrifico compiuto”. Spero, ha concluso poi il vescovo, “che i giovani che verranno in agosto possano essere ispirati da queste testimonianze. Sono molto felice di poterli ospitare, perché sono la speranza della Chiesa e dell’umanità: i giovani sono i campioni della nuova evangelizzazione”.

AUTORE: Giovanni Profeta.
FONTE: http://www.papaboys.org/corea-del-sud-sace...stie-profanate/
 
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Ester80
view post Posted on 6/2/2014, 14:43




Saranno Santi
i Martiri d'Armenia


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La Chiesa non dimentica la sofferenza di quanti nel tempo e nella storia sono stati uccisi e violentati dall’odio umano. I regimi totalitari sostenuti dalle folli ideologie, hanno causato all’umanità immani perdite di vite umane a causa dell’appartenenza religiosa, politica e sociale. Alcuni governi addirittura vorrebbero cancellare la memoria. Pesa troppo. Non è politicamente corretto ritenersi responsabili di milioni di uomini, donne, bambini, uccisi solo per affermare la propria superiorità. Gli armeni hanno sofferto tantissimo. Nel silenzio hanno offerto a Dio, la persecuzione. Non si sono tirati indietro. Non hanno rinnegato la loro fede. Il mondo non può e non deve dimenticare! A quasi cent’anni dal genocidio armeno –perpetrato nei territori dell’attuale Turchia nel 1915–, la Chiesa armena apostolica conferma in maniera decisa e definitiva l’intenzione di procedere con sollecitudine alla canonizzazione per martirio delle vittime di quello che gli armeni chiamano “il Grande Male”. La conferma è venuta dall’incontro del comitato per la canonizzazione costituito ad hoc e svoltosi dal 27 al 29 gennaio a Antelias, in Libano, presso la cattedrale del Catholicosato armeno della Gran Casa di Cilicia. L’incontro è stato convocato con la benedizione di ambedue le massime autorità della Chiesa armena apostolica: il Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli armeni Karekin II (che risiede a Echmiadzin, in Armenia) e il Catholicos della Gran Casa di Cilicia Aram I. I vescovi e i sacerdoti che compongono il comitato hanno discusso fin nei risvolti più concreti le procedure e le modalità da seguire per la canonizzazione, concordando che l’intero percorso per portare alla gloria degli altari i martiri armeni dovrà essere ultimato entro il 2015, nel centenario del genocidio. Nell’incontro sono stati passati in esame anche gli aspetti relativi alla preparazione dei testi commemorativi per le liturgie e al culto delle icone dei martiri e delle loro reliquie. Il comitato si riunirà di nuovo alla fine di maggio, presso la Sede patriarcale di Echmiadzin, per mettere a punto i dettagli finali per la canonizzazione collettiva delle vittime del massacro degli armeni. L’espressione Genocidio armeno, talvolta Olocausto degli Armeni o Massacro degli Armeni (in lingua armena Հայոց Ցեղասպանութիւն Hayoc’ C’eġaspanowt’yown o Մեծ Եղեռն Medz Yeghern “Grande Crimine”, in turco Ermeni Soykırımı “Genocidio armeno”, a cui talvolta viene anteposta la parola “sözde”, “cosiddetto”) si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni negli anni 1915-1916. Il termine genocidio è associato soprattutto al secondo episodio, che viene commemorato dagli Armeni il 24 aprile. Nello stesso periodo storico l’Impero Ottomano aveva condotto (o almeno tollerato) attacchi simili contro altre etnie (come gli assiri e i greci), e per questo alcuni studiosi credono che ci fosse un progetto di sterminio. Sul piano internazionale, ventuno stati hanno già ufficialmente riconosciuto un genocidio negli eventi descritti.

Primo massacro Armeno. Nel 1890 nell’Impero ottomano si contavano circa 2 milioni di armeni, in maggioranza cristiani-ortodossi monofisiti (non avevano partecipato al Concilio di Calcedonia e non avevano aderito alla professione di fede che riconosce anche la piena umanità di Gesù insieme alla sua piena divinità, e dunque considerano Gesù come entità unicamente divina). Gli armeni erano sostenuti dalla Russia nella loro lotta per l’indipendenza, poiché la Russia aspirava ad indebolire l’Impero ottomano per annetterne dei territori ed eventualmente appropriarsi di Costantinopoli. Per reprimere il movimento autonomista armeno, il Governo ottomano incoraggiò fra i curdi -con i quali condivideva il territorio nell’Armenia storica-, sentimenti di odio anti-armeno. L’oppressione che dovettero subire dai curdi e l’aumento delle tasse imposto dal governo turco esasperò gli armeni fino alla rivolta, alla quale l’esercito ottomano, affiancato da milizie irregolari curde, rispose assassinando migliaia di armeni e bruciandone i villaggi (1894). Due anni dopo, probabilmente per ottenere visibilità internazionale, alcuni rivoluzionari armeni occuparono la banca ottomana a Istanbul. La reazione fu un pogrom anti-armeno da parte di turchi ottomani in cui persero la vita 50.000 armeni.

Secondo massacro Armeno. Nel periodo precedente la prima guerra mondiale nell’impero ottomano si era affermato il governo dei “Giovani Turchi”. Loro temevano che gli armeni potessero allearsi coi russi, di cui erano nemici. Il 1909 registrò un eccidio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia. Nel 1915 alcuni battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro fila armeni che in precedenza avevano militato nell’esercito ottomano. Intanto l’esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione proseguì l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai “Giovani Turchi”. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Le marce della morte furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle più note marce ai danni dei deportati ebrei durante la seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti ( si possono facilmente trovare su internet). Malgrado le controversie storico-politiche, un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la “scientifica” programmazione delle esecuzioni.

Riconoscimento del genocidio. La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai Giovani Turchi come propaganda, e a sottolinearne il progetto politico mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi, sostenendo l’inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l’attenzione sul fatto che non tutti i numerosi armeni d’Istanbul furono coinvolti nel massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia. Una recente legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. In tale denuncia, comunque ritirata, è incappato lo scrittore turco Orhan Pamuk, a seguito di un’intervista ad un giornale svizzero in cui accennava al fenomeno. Il governo turco attuale sta favorendo l’apertura al riconoscimento di questa pagina di storia, come dimostrato anche dalla riapertura di alcune chiese armene nel sud-est del paese (la zona curda) a Van e a Diyarbakır, su iniziativa del sindaco del BDP Osman Baydemir. I socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti tuttavia si oppongono tenacemente a questi cambiamenti. Va ricordato che l’apparente coerenza di tesi da parte della storiografia turca contro l’esistenza del genocidio è dovuta in buona parte al clima di repressione che si respira nel paese. Ad esempio, lo storico turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, viene arrestato nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti; l’anno successivo riesce a fuggire e a rifugiarsi in Germania; oggi lavora negli Stati Uniti, presso lo Strassler Family Center for Holocaust and Genocide Studies della Clark University, dopo essere stato Visiting Associate Professor of History alla University of Minnesota.

Le tensioni tra Unione Europea e Turchia. In vista dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea il negazionismo del governo turco ha creato difficoltà al negoziato. La Turchia continua tuttora a negare il genocidio ai danni degli armeni. La Francia considera invece reato negarlo. Il Parlamento italiano si occupò del problema nel 1998 con una mozione presentata da Giancarlo Pagliarini per il riconoscimento dell’Olocausto armeno, firmata da 165 parlamentari di diversi partiti. Il 17 novembre del 2000 la Camera dei deputati italiana, sulla scia del Parlamento europeo e dello Stato Vaticano, ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria storia. L’esatto numero di morti è controverso. Le fonti turche tendono a minimizzare la cifra, quelle armene a gonfiarla. Nel 1896 il governo ottomano registrava in 1.440.000 gli Armeni residenti in Anatolia. Secondo il Patriarcato armeno di Costantinopoli, nel 1914 gli Armeni anatolici andavano da un minimo di 1.845.000 ad un massimo di 2.100.000. Le stime variano da un minimo di 950.000 secondo le fonti scritte turche fino a 3.500.000 secondo le ipotesi degli Armeni. Lo storico Arnold J. Toynbee, che fu ufficiale dell’intelligence britannica in Anatolia nella prima guerra mondiale, stima in 1.800.000 il numero complessivo degli Armeni di quel paese. L’Enciclopedia Britannica indica come probabile il numero di 1.750.000. Il numero degli armeni morti nel secondo massacro è ancora più controverso. Fonti turche stimano il numero dei morti in 200.000, mentre quelle armene arrivano a 2.500.000. Talat Pasha, Gran Visir nel 1917-1918 e importante Giovane Turco, stima la cifra in 300.000 morti. Toynbee ritiene che i morti furono 1.200.000, McCarthy 600.000 . Gli storici stimano che la cifra vari fra i 500.000 e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.200.000/1.300.000 è quello più diffuso e comunemente accettato. Concludiamo con la preghiera che il Beato Giovanni Poalo II elevò a Dio al Memoriale di Tzitzernakaberd, durante il viaggio Apostolico in Armenia:

“O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi! Ascolta, o Signore, il lamento che si leva da questo luogo,
l’invocazione dei morti dagli abissi del Metz Yeghérn,
 il grido del sangue innocente che implora come il sangue di Abele,
come Rachele che piange per i suoi figli perché non sono più.
Ascolta, o Signore, la voce del Vescovo di Roma,
che riecheggia la supplica del suo Predecessore, il Papa Benedetto XV,
quando nel 1915 alzò la voce in difesa
”del popolo armeno gravemente afflitto,
condotto alla soglia dell’annientamento”. Guarda al popolo di questa terra,
che da così lungo tempo ha posto in te la sua fiducia,
che è passato attraverso la grande tribolazione
e mai è venuto meno alla fedeltà verso di te.
Asciuga ogni lacrima dai suoi occhi
e fa che la sua agonia nel ventesimo secolo
lasci il posto ad una messe di vita che dura per sempre.

Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno,
ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora
conoscere aberrazioni tanto disumane.
Ma rinnovando la nostra speranza nella tua promessa, o Signore,
imploriamo riposo per i defunti nella pace che non ha fine,
e la guarigione, mediante la potenza del tuo amore, di ferite ancora aperte.
La nostra anima anela a te, Signore, più che la sentinella il mattino,
mentre attendiamo il compimento della redenzione conquistata sulla Croce,
la luce di Pasqua che è l’alba di una vita invincibile,
la gloria della nuova Gerusalemme dove la morte non sarà più. O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!

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AUTORE: Giovanni Profeta.
FONTE: http://www.papaboys.org/genocidio-degli-ar...-per-i-martiri/.
 
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Ester80
view post Posted on 9/2/2014, 11:55




Canada, padre lotta insieme ai medici
per far nascere il figlio nel grembo della madre
in stato di morte cerebrale



Il figlio di Dylan e Robyn è alla 27esima settimana: «Mia moglie avrebbe voluto lo stesso: vedermi lottare per dare a mio figlio il massimo possibile. Sono orgoglioso della forza con cui sta lottando per Iver».

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Il canadese Dylan Benson (nella foto con la moglie) sta lottando per salvare la vita di suo figlio, ancora in grembo alla moglie Robyn, che lo scorso dicembre in seguito a un’emorragia al cervello è entrata in stato di morte cerebrale mentre era alla 22esima settimana di gravidanza.

IL BAMBINO CRESCE. Dylan ha dato al piccolo il nome di Iver Choen ed è deciso a cercare di farlo nascere: «Se i medici riusciranno a mantenere il suo corpo in funzione – scrive sul suo blog – così da far crescere nostro figlio fino a 26 settimane, la percentuale di sopravvivenza del bambino diverrà pari al 60/80». Oggi Iver è alla 27esima settimana e quella probabilità è cresciuta.

«LOTTO PER MIO FIGLIO». Dylan non nasconde il dramma che sta attraversando: «Il momento più duro sarà quando dovrò lasciare mia moglie. Lei è la mia roccia. Lei per noi ha fatto di tutto e non posso credere che non le parlerò mai più e che mio figlio dovrà crescere senza sua madre».
Nonostante il dolore, Dylan non ha mai pensato di staccare la moglie dalle macchine lasciando così morire il figlio: «Siamo tutti certi, la sua famiglia e i miei amici, che mia moglie avrebbe voluto lo stesso: vedermi lottare per dare a mio figlio il massimo possibile. Questo è quello che sto cercando di fare, sperando che tutto vada bene e che lo incontrerò».

NON È UNA PAZZIA. Dall’ultima ecografia risulta che Iver si sta sviluppando normalmente: «Sorprendentemente finché il corpo di mia moglie è in vita tutto può procedere naturalmente. Lei è ancora così bella, sembra che stia dormendo. Mi manca moltissimo, ma sono orgoglioso della forza con cui sta lottando per Iver».
Dylan ha chiarito che la sua non è una scelta folle, dettata da un sentimento di accanimento: «Alla base di questa decisione c’è la possibilità di mantenerla viva per far crescere il nostro bambino: il suo corpo vitale darà a nostro figlio una buona probabilità di sopravvivenza. Ci sono circa 30 cartelle cliniche pubblicate e relative a casi simili: finora hanno avuto tutti successo».

IL CASO TEXANO. Il caso di Dylan Benson è simile (ma tuttavia OPPOSTO, NdR) a quello di Erick Muñoz, di cui i giornali di tutto il mondo hanno parlato nelle ultime settimane. Erick, che vive in Texas, ha da poco vinto la battaglia legale per spegnere le macchine che mantenevano il funzionamento del cuore e dei reni della moglie incinta di 22 settimane e in stato di morte cerebrale.
Ovvero, una battaglia condotta con le stesse modalità del caso Eluana Englaro: basta dire in un momento di scoraggiamento che non si vuol vivere così, e puf, puoi spegnere la macchina.
E se non è vero? (NdR)


AUTORE: Benedetta Frigerio.
FONTE: http://www.tempi.it/canada-padre-lotta-ins...morte-cerebrale.
 
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SantoSubito
view post Posted on 11/2/2014, 23:01




Karl Leisner (Rees, 28 febbraio 1915 – Planegg, 12 agosto 1945) è stato un presbitero tedesco, morto a seguito della prigionia nel campo di concentramento di Dachau dove era stato internato a motivo della sua fede.

Biografia
Karl Leisner è nato il 28 febbraio 1915 a Rees, in Vestfalia (ovest della Germania). Nel 1921, la sua famiglia si trasferisce a Kleve, cittadina non lontana. Il Signor Leisner, intendente di finanza del tribunale, uomo molto metodico, profondamente attaccato alla fede cattolica tramandatagli dai suoi avi, ha un carattere energico e impetuoso. La moglie, al contrario, è gentile e comprensiva, calma e conciliante.
Il giovane Karl frequenta inizialmente la scuola elementare, poi, nel 1927, il liceo statale. A seguito di un peccato, scrive: «Sono ricaduto ancora una volta... Basta! Abbasso il peccato!... Rimani calmo e coraggioso, malgrado tutte le futilità e tutta la voracità dei sensi! Voglio avere la massima stima di me stesso: sono un'immagine del Dio trinitario che è un solo Dio. Ristabilire in me l'unità fra il volere e l'agire».
Viene a contatto con il catechista del liceo, don Walter Vinnenberg, che gli propone di collaborare con un'associazione per la gioventù, il gruppo San Werner. Riceve l'incarico di redigere le relazioni degli incontri e delle attività svolte. Le relazioni diventano, a partire dal maggio 1928, il diario della sua anima.

Redattore di San Werner
Fra le attività del gruppo San Werner, un posto di rilievo occupano le gite in bicicletta. La partenza è preceduta da una Messa che costituisce il momento più spirituale della giornata. Karl ed i compagni si divertono a montare la tenda, a scoprire città e paesaggi. Si suonano il flauto e la chitarra, s'intonano canti popolari, si partecipa ad atti di omaggio alla Vergine Maria. Ben presto, Karl viene nominato responsabile dei Movimenti della Gioventù Cattolica della circoscrizione di Kleve; sono gli anni in cui s'interessa anche alla vita civile e politica.

Contesto storico-sociale
Nel gennaio 1933, il nazionalsocialismo è giunto al potere in Germania. Il 2 luglio seguente, le autorità chiudono i locali delle organizzazioni cattoliche e ne confiscano i beni. Il giovane è individuato molto rapidamente per i suoi articoli sulle riviste cattoliche e schedato dalla Gestapo. Si sforza di essere più prudente nel parlare, senza tuttavia nascondere la propria fede cristiana, e senza rinunciare all'impegno assunto in città. Tutti i giorni, fa lo sforzo di alzarsi abbastanza presto per andare a Messa e fare la Comunione. La serietà della sua applicazione a scuola impedisce ai responsabili del liceo di espellerlo. Supera l'esame di maturità con la menzione «Buono», nonostante le sue qualità letterarie.

Formazione
A Pasqua del 1933, prima di entrare in terza liceo, Karl si reca a Schönstatt per un ritiro spirituale. Annota nel suo diario che comincia a prendere in esame il suo progetto di vita. Nel dicembre 1933 dopo un periodo trascorso nel discernimento decide per la vita ecclesiastica. Il 5 maggio 1934, entra così nel seminario Borromäum di Münster. Studia filosofia e teologia presso l'università di Münster. Il vescovo Clemens von Galen, lo nomina responsabile diocesano della Gioventù Cattolica.
A Pasqua del 1936 va all'Università di Friburgo in Brisgovia. L'anno successivo avrà la possibilità di visitare Roma e di essere ricevuto in udienza da papa Pio XI, che ha condannato il nazionalsocialismo con l'enciclica Mit Brennender Sorge, e il comunismo con l'enciclica Divini Redemptoris,.
All'inizio del 1938, Karl supera l'esame di ammissione al seminario maggiore; il 4 marzo 1939 viene ordinato suddiacono e il 25 marzo riceve il diaconato dalle mani di monsignor von Galen.
Come di norma, alcuni mesi dopo avrebbe dovuto ricevere l'ordinazione sacerdotale, ma la tubercolosi polmonare, manifestatasi improvvisamente, lo costringe a recarsi nel sanatorio di St. Blasien, nella Foresta Nera, per curarsi.

Arresto e detenzione
Il 9 novembre 1939, la notizia di un attentato contro Hitler a Monaco di Baviera si diffonde nel sanatorio. Alla notizia che il Führer è uscito indenne Karl risponde: «Peccato che non ci sia rimasto» Leisner viene immediatamente denunciato per propaganda sovversiva e, il giorno stesso, è rinchiuso nella prigione di Friburgo.
Il 16 marzo 1940, Karl viene internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Ha ricevuto il numero di matricola 17520. Con la dura vita del campo, dove regnano lavoro disumano, fame e malattie, lo stato di salute del giovane peggiora. Nel dicembre del 1940, dietro le insistenze dell'episcopato tedesco, Himmler, comandante supremo delle S.S., decide di raggruppare gli ecclesiastici in un solo campo, a Dachau, e di sottoporli a condizioni meno disumane. Leisner viene quindi trasferito in questo campo nel quale ai sacerdoti è concesso di partecipare alla Messa.
Nella notte del 15 marzo 1942, viene ricoverato nell'infermeria del campo per un'emorragia polmonare. Nel periodo di permanenza al campo di Dachau ci tornerà per altre tre volte, dopo brevi soggiorni nelle baracche dei sacerdoti. Intanto si fa conoscere per la testimonianza di fede e per la carità cristiana che elargisce ai detenuti.
Ammalato, Karl è ritenuto una «bocca inutile». Nell'ottobre del 1942, figura sull'elenco dei deportati che devono esser sterminati in una camera a gas. Due sacerdoti riescono a far cancellare il suo nome dall'elenco.
All'inizio del 1943, un'epidemia di tifo diffusasi nel campo fa circa 6.000 vittime. Karl scampa all'epidemia solo perché la sezione dei tubercolosi è isolata dal resto del campo. Nell'assoluto abbandono alla provvidenza divina ringrazia Dio di averlo configurato alla Passione di suo Figlio, per mezzo di quelle prove.

Ordinazione clandestina a Dachau
Il 6 settembre 1944, arriva a Dachau un convoglio di deportati francesi, fra cui si trova un vescovo, Monsignor Gabriel Piguet. Si concretizza la possibilità di portare a termine il suo percorso di formazione al presbiterato, interrotto con la malattia e l'arresto. Il 23 settembre, Leisner chiede con una lettera al proprio vescovo l'autorizzazione necessaria per l'ordinazione. Verso la fine dell'anno 1944, la situazione per la Germania si era fatta difficile: il Terzo Reich perdeva terreno davanti all'avanzata degli Alleati e nei campi si erano assottigliati i reparti impegnati, così il controllo della posta da parte delle SS si era fatto meno rigoroso. All'inizio di dicembre 1944, Karl riceve una lettera scritta da una delle sue sorelle, che comporta, in mezzo al testo, le seguenti parole scritte con un'altra calligrafia: «Autorizzo le cerimonie richieste a condizione che possano farsi validamente e che ne rimanga una prova sicura» - segue la firma di monsignor von Galen.
L'ordinazione clandestina viene preparata in gran segreto. Grazie alla complicità di parecchi detenuti, viene confezionato un anello episcopale di ottone, un pastorale scolpito in legno di quercia, una mitra di seta con perle e ornamenti di stoffa viola. La domenica Gaudete, il 17 dicembre 1944 viene ordinato sacerdote. Dalle testimonianze registrate dell'evento risulta che nulla venne omesso dei riti previsti.[14] Alla cerimonia partecipano circa trecento testimoni, cui si sono aggregati i 2.300 altri sacerdoti del campo. Durante il rito di ordinazione un deportato ebreo suona il violino, all'esterno, per sviare l'attenzione dei sorveglianti. Alla fine della Messa, Monsignor Piguet e Karl si ritrovano per una prima colazione preparata dal gruppo dei pastori protestanti.
Il 26 dicembre memoria di santo Stefano celebra la sua prima Messa.
Il 29 aprile 1945, gli Americani liberano il campo di Dachau. All'inizio del mese di maggio, Karl viene trasportato al sanatorio di Planegg, vicino a Monaco di Baviera.
La malattia ha però fatto il suo corso e patirà un'intensa sofferenza, fino alla fine. Il 29 giugno 1945, Karl riceve la visita dei suoi genitori. Il 25 luglio, Karl può assistere, dal letto, ad una Messa celebrata da uno dei suoi amici. Lo stesso giorno, conclude il suo diario spirituale con queste parole: «O altissimo, benedici anche i miei nemici».
Non è più in grado di scrivere. Dirà a sua madre: «Mamma, devo confidarti qualcosa; tuttavia, non esser triste. So che morirò tra breve, ma sono felice». La sera dell'8 agosto con la visita delle sue tre sorelle vive l'ultima gioia familiare. Il 12 agosto entra in agonia e muore.
 
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Ester80
view post Posted on 12/2/2014, 13:33




Vi ricordate?

CITAZIONE (Ester80 @ 9/2/2014, 11:55) 

Canada, padre lotta insieme ai medici
per far nascere il figlio nel grembo della madre
in stato di morte cerebrale



Il figlio di Dylan e Robyn è alla 27esima settimana: «Mia moglie avrebbe voluto lo stesso: vedermi lottare per dare a mio figlio il massimo possibile. Sono orgoglioso della forza con cui sta lottando per Iver».

Ebbene....

IVER E' NATO!!!





Articolo (in lingua spagnola, ma si capisce):

Da testimonio el ahora joven viudo y padre, Robyn Benson: "El sábado nació mi hermoso y asombroso hijo, Iver". Su esposa –“la mujer más fuerte y más maravillosa que he conocido”-, clínicamente muerta desde el 22 de diciembre, fue mantenida en coma hasta que, a las 28 semanas de gestación, nació su hijo.

REDACCIÓN HO.- Robyn Benson, una joven esposa canadiense de 32 años, clínicamente muerta desde finales de diciembre, tuvo este sábado un niño por cesárea antes de ser desconectada. Lo relata el ahora joven padre del bebé y viudo, Dylan Benson, en su blog y en su página de Facebook.

Dylan, mantiene abierto su blog titulado Iver, el nombre que su esposa y él pensaron para su hijo, a través del cual ha ido relatando la impresionante historia. "Por un lado, no puedo esperar para reunirme con mi hijo e intentar darle la mejor vida posible e intentar ser el mejor padre para él. Por otra parte, sé que el día que nazca, será el día que tendrá que decir adiós a Robyn", había escrito.

"El sábado por la noche nació mi hermoso y asombroso hijo, Iver Cohen Benson" escribía Dylan, al informar este lunes sobre el nacimiento de su hijo en un hospital de Victoria (Columbia Británica, al oeste de Canadá) el pasado sábado, 8 de febrero. "Iver está bien y es la persona más linda que he conocido. Como era de esperar, aún nos espera un viaje lleno de baches para él y para mí, mientras continúa creciendo bajo el cuidado del maravilloso personal del hospital", agregaba.

Conmoción internacional

El caso de esta familia ha conmovido al mundo, empezando por la comunidad médica. Empezó a conocerse en Canadá, donde se desató una ola de solidaridad a principios de mes, cuando este canadiense de 32 años decidió dar a conocer su situación y lanzó un pedido de donaciones en un blog. Rápidamente el conocimiento del caso traspasaba fronteras.

Dylan narraba que su esposa Robyn Benson, de su misma edad, había sufrido una hemorragia cerebral el 21 de diciembre, cuando llevaba 22 semanas de embarazo. La mujer fue mantenida en estado de coma, por petición de su marido hasta que pudiera nacer el bebé, en la unidad de cuidados intensivos del hospital de Victoria. En un principio, los médicos querían mantener las funciones vitales de Robyn Benson hasta la semana 34 de embarazo antes de proceder a la cesárea. Pero finalmente, el bebé nació la noche del sábado después de 28 semanas de gestación. Se encuentra en perfecto estado de salud, aunque por su gran prematuridad sigue bajo cuidados hospitalarios. El domingo, tras el nacimiento la noche anterior del pequeño Iver, Robyn fue desconectada.

Solidaridad

Dylan Benson publicó una foto donde se le puede ver en la sala de cuidados intensivos con un frágil bebé en sus brazos. En ese último post titulado "Inmensamente triste, pero muy orgulloso", anunció el nacimiento de su hijo y la muerte de su esposa: "El domingo, lamentablemente tuvimos que decirle adiós a la mujer más fuerte y más maravillosa que he conocido. Extraño a Robyn más de lo que las palabras pueden decir. No podría estar más impresionado por su fuerza y me siento muy afortunado de haberla conocido. Ella vivirá por siempre en Iver y en mi corazón", escribió.

El martes, las donaciones ascendían a más de u$s152.000. La suma se disparó literalmente la semana pasada y el objetivo inicial de u$s32.000 se alcanzó en unas pocas horas. La convocatoria para recaudar fondos, abierta por 81 días, le permitirá a Dylan Benson no trabajar en los próximos meses para cuidar al bebé. "Decidí tomar licencia sin goce de sueldo. Tengo tanto que hacer que simplemente no puedo concentrarme en mi trabajo", escribió este apasionado del hockey sobre hielo y fan del club de los Canucks de Vancouver.

Otro desenlace trágico, frente al criterio médico

Se da la circunstancia de que semanas atrás, trascendió otro caso. Tras dos meses de peticiones por parte de su familia, el hospital John Peter Smith de Fort Worth, en Texas (Estados Unidos), procedió a desconectar el respirador artificial a Marlise Muñoz, una embarazada de 33 años con muerte cerebral, en respuesta a una resolución judicial. Frente al criterio médico, y cuando los profesionales abogaban por darle una oportunidad al bebé. El caso canadiense confirma que es posible.

Marlise fue declarada clínicamente muerta el 28 de noviembre con un embarazo de 14 semanas, tras de haber sufrido una embolia pulmonar. La familia de Muñoz llevó el caso ante la Justicia y el juez R.H. Wallace les dio la razón: el hospital debía desconectar el cuerpo del respirador porque consideraba que el no nacido no estaba en condiciones para sobrevivir.

FONTE: http://www.hazteoir.org/noticia/56610-afer...s-conmociona-al
 
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Ester80
view post Posted on 3/3/2014, 12:04




Prete ucciso a Cassano allo Jonio


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Dramma in Calabria: un sacerdote, Lazzaro Longobardi, di 69 anni, ucciso stamattina a Cassano allo Ionio (il paese noto alle cronache per il brutale omicidio di tre persone carbonizzate in auto, tra le quali un bimbo di tre anni)un colpo di spranga alla testa. A trovare il cadavere, all'esterno di una chiesa, è stata una fedele attorno alle 7,30.

Longobardi era il parroco della chiesa di San Giuseppe, nella frazione Sibari, nei pressi della quale è stato trovato il cadavere. Il corpo del sacerdote giaceva a terra e presentava una vasta ferita alla testa,che ha causato un'abbondante perdita di sangue. Sull'omicidio indagano i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Secondo la prima ricostruzione l'uomo è stato aggredito in un cortiletto chiuso da un muro, attiguo alla chiesa. Non è escluso che l'aggressore conoscesse le abitudini del sacerdote e lo abbia atteso al suo arrivo in canonica. La zona è stata recintata in attesa che vengano effettuati i rilievi scientifici. Il sacerdote ucciso era stato pressato da frequenti richieste di denaro. Secondo quanto si è appreso avrebbe denunciato il fatto al vescovo, al consiglio diocesano e anche ai carabinieri, ai quali aveva segnalato un furto all'interno della casa parrocchiale.

"Era un santo, aiutava tutti. Non si meritava di fare una fine così": è unanime il giudizio dei parrocchiani su don Lazzaro. La notizia del delitto si è rapidamente diffusa nella frazione Sibari e subito davanti alla chiesa di San Giuseppe si è radunata una folla di fedeli. "Bisogna fare una rivoluzione, adesso si uccidono anche i preti", dice una fedele. "Era una persona disponibile - le fa eco un'altra - vicina agli extracomunitari e a chi aveva bisogno. Aveva una parola di conforto per tutti e amava dialogare con tutti. La comunità è più che addolorata". "Lo conoscevo da 40 anni - dice un'altra parrocchiana - ed era veramente un prete eccezionale. Svolgeva degnamente e con passione il suo ministero".

AUTORE: Redazione.
FONTE: www.avvenire.it
 
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view post Posted on 17/9/2020, 13:58

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Veramente l'unico post di questo forum che vale la pena leggere in pochi minuti è questo:

#entry438198170

Spiega la verità della religione Cattolica, come nasce e come spiega le proprie credenze. ,








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view post Posted on 23/9/2022, 07:06
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CITAZIONE (storia @ 17/9/2020, 14:58) 
Veramente l'unico post di questo forum che vale la pena leggere in pochi minuti è questo:

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mmmmmmmmmmmmmmmm, interesssssssante!
 
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view post Posted on 10/3/2023, 08:52
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Peccato che tutti i forum sono destinati a morire perchè la massa cieca adesso non vuole più scrivere ma essere succube di TikTok e cose simili

pensate ragazzi non diventate schiavi di stupidi video che scorrono rubandovi il tempo e la vita
 
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