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L’inquietante “Cena pasquale” del Cammino neocatecumenale

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view post Posted on 13/8/2012, 17:14 by: Katholikòs




di Lino Lista - 13/08/2012


Ancor prima di ragionarne, ritengo opportuno evidenziare che il dipinto “Cena pasquale” in esame è attribuito al pittore Kiko Arguello. L’attribuzione è tale sia nei cataloghi disponibili in rete su siti del Cammino neocatecumenale, sia in quelli di centri commerciali che distribuiscono arredi e addobbi destinati agli spazi celebrativi del Cammino, il cui iniziatore fu lo stesso Arguello. La pittura, in ogni caso, è esposta in una sala liturgica neocatecumenale, nel Catecumenium parrocchiale della Paloma di Madrid.

Al fine dell’analisi, confronterò il dipinto – che molto mi ha intrigato, per la sua stranezza - con altri due di analogo soggetto: il primo è opera del medesimo pittore, il secondo dell’iconografa Roberta Boesso:

www.camino-neocatecumenal.org/neo/I.../Ultimacena.jpg

www.camino-neocatecumenal.org/neo/I...cena2_small.jpg

http://neocatecumenali.blogspot.it/2012/02...o-arguello.html

È evidente che tutti e tre i dipinti hanno per riferimento testuale il capito tredici del Quarto Vangelo, dove “il discepolo che lui amava”, stando reclinato sul petto di Gesù, domanda al Maestro chi sia il traditore (Cfr. Gv 13:24-26). Questi, ovviamente, è Giuda, figurato nell’atto di prendere il boccone intinto nella scodella. Altrettanto evidente è che sia Roberta Boesso sia Kiko Arguello si sono riferiti alla medesima tradizione iconografica, come si evince dalla presenza del segno cristologico del pesce/ICTYS sopra la Cena Eucaristica, una tradizione che risale al XIII secolo (un esempio è l’affresco della Chiesa di Bojana in Bulgaria, del 1259).

L’arcano sta nel primo dipinto di Kiko.
5-c3baltima-cena
A discapito dei gesti (propri della Cena narrata dall’evangelista Giovanni e precedente alla consegna di Cristo), non esiste alcun dubbio che la pittura assuma una valenza post-Resurrezione: l’immagine di Gesù mostra chiaramente, in petto e sulla mano, i segni della crocifissione. Gli Apostoli presenti, inoltre, sono soltanto undici, come nelle apparizioni del Risorto. Incomprensibile, allora, appare per un cattolico la presenza di Giuda in una “icona” post-Resurrezione. Che l’Apostolo dipinto nell’atto di attingere dalla scodella sia proprio Giuda è indubitabile. A parte la corrispondenza testuale con Gv 13:26-27, a parte le assolute uguaglianze formali delle figure tra i due dipinti dello stesso Arguello, è il simbolismo della tradizione di riferimento ad attestarlo.
cuadroprimera
L’Apostolo che prende dalla ciotola (sia pur essendo privo dell’attributo della borsa come nell’icona della Boesso, un attributo comunque facoltativo) è ritratto di profilo e non a volto intero: così, nel linguaggio dell’icona, sono caratterizzati i personaggi che hanno a che fare con il male o le figure secondarie. A riferirmi questa interessante informazione è stata la stessa Roberta Boesso, in una corrispondenza e-mail.

L'Ultima Cena di Roberta Boesso:
cenapesc

Perché, nel dipinto neocatecumenale, sono raffigurati soltanto undici Apostoli, con Gesù in veste bianca (segno della Resurrezione), con le piaghe della Passione sulla mano e sul petto, in una scena che è quella dell’Ultima Cena?

L’arcano pittorico non è difficile da svelare. Kiko Arguello ha più volte affermato che con la sua “nuova estetica” intende ammaestrare. Di conseguenza, per risolvere l’arcano, basta riferirsi ai testi dei neocatecumenali, i cosiddetti “Orientamenti alle equipes di catechisti”, ottenuti dalle sbobinature delle catechesi di Kiko. In uno di questi testi (Fase di Conversione, pag. 326) si legge: “Il memoriale che Egli lascia è il Suo Spirito resuscitato dalla morte, presente con tutto il suo mistero di morte e resurrezione, fatto vita per portare al Padre tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che celebrano la cena con Lui”.

Il dipinto, allora, ben illustra la concezione che nel Cammino hanno della Consacrazione Eucaristica: soprattutto una celebrazione comunitaria della Resurrezione del Signore, più che il sacrificio e l’offerta del Corpo e del Sangue. Da qui la mensa che i Neocatecumenali utilizzano in sostituzione dell’Altare, da qui i canti e i balli intorno alla tavola nei loro riti, da qui la resistenza a inginocchiarsi e la prassi di “manducare” seduti e tutti insieme.

La “Cena pasquale” di Kiko Arguello fonde assieme momenti differenti dei racconti evangelici. Di ciò non c’è da meravigliarsi: è noto che il Cammino neocatecumenale è aduso a un sincretismo sia di narrazioni veterotestamentarie ed evangeliche, sia di simboli ebraici e cristiani.

Nell’opera di Kiko, per la verità, si ritrovano anche simboli da lui stesso inventati e simboli massonici come “l’occhio nel cuore”, un’immagine presente negli scritti dell’esoterista della Chiesa Gnostica René Guénon.

Il dipinto esaminato è evidentemente ambiguo. Giuda c’è e non c’è. Non c’è perché gli Apostoli sono soltanto in undici, come negli eventi successivi alla Resurrezione. C’è, sul piano formale e simbolico, perché nelle catechesi del Cammino l’Iscariota è considerato “necessario” per il Mistero pasquale. Cristo è già risorto quando ancora non era morto, questo perché i neocatecumenali nell’Eucarestia (da essi celebrata alla stregua di un seder pasquale ebraico) vedono essenzialmente "la manifestazione di Cristo Risorto" e non il Sacrificio. Effettivamente il dipinto “catechizza”, secondo l’esoterismo della scuola a gradi di Kiko Arguello.


Articolo sul sito: www.katholikos.eu/index.php?option=...d=11&Itemid=135

Edited by Ester80 - 11/1/2014, 12:37
 
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