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Chiesa, arriva la tempesta

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Ròboris
view post Posted on 4/2/2014, 16:15




La requisitoria del “vicepapa” operativo, il cardinale Maradiaga, contro le resistenze conservatrici. Toni duri e beffardi contro chi custodisce la dottrina e i nemici di Francesco

Signor cardinale, i sostenitori così come i detrattori di Papa Francesco si chiedono, dopo un anno dall’inizio del suo pontificato, quali siano i progetti del Papa riguardo alla chiesa.

Oscar Rodríguez Maradiaga: Sono più che sicuro che ci troviamo all’inizio di una nuova èra. Molto simile a quella di cinquant’anni fa, quando Papa Giovanni XXIII spalancava le finestre della chiesa, per farvi entrare aria fresca. Papa Francesco vuole far imboccare alla chiesa quel cammino che lo Spirito Santo sta indicando anche a lui: cioè essere più vicino agli uomini, non ergersi sopra di loro ma vivere dentro di loro. Non va mai dimenticato che la chiesa non è semplicemente un’istituzione creata dall’uomo, ma è opera divina. Io sono sicurissimo che la scelta del marzo 2013 sia stata anche opera divina. Perché se fosse dipeso solo dall’uomo, allora Papa sarebbe diventato qualcun altro.

Ma cosa vuole il Papa concretamente?

Maradiaga: Per quel che riguarda le gerarchie ecclesiastiche – a cominciare da vescovi e sacerdoti – innanzitutto uno stile di vita e di conduzione della chiesa più sobrio. Non dobbiamo starcene nei nostri uffici, in attesa che le persone vengano da noi. Siamo noi che dobbiamo andare da loro. E questo è un modo nuovo di vedere le cose. Anzi, a dire il vero nuovo non è. Già Gesù lo insegnava. Ma noi ce ne siamo spesso dimenticati.

Il che vuol dire, che la cura delle anime viene prima di tutto?

Maradiaga: Sì, più cura pastorale che dottrina. L’insegnamento ecclesiastico, la teologia sono dati oramai assodati. A noi tocca ora far sì che con questi strumenti si raggiungano anche le persone semplici. Un altro punto, non meno importante per il Papa, è quello della misericordia, con la quale la chiesa opera nel mondo e aiuta i più bisognosi.

Una chiesa “misericordiosa” non deve cambiare il proprio insegnamento, considerato da molti tutt’altro che “misericordioso”? Basta pensare come la chiesa si pone verso i divorziati risposati!

Maradiaga: La chiesa è vincolata dai comandamenti divini. E per quel che riguarda il matrimonio Cristo dice: ciò che il Signore ha unito l’uomo non può separare. Sono parole che non si discutono. Si possono però interpretare. Se un matrimonio naufraga, ci possiamo per esempio chiedere: erano questi sposi veramente uniti nel Signore? Insomma, c’è ancora molto spazio per una comprensione più profonda. Senza per questo pensare che quel che oggi è nero domani sarà bianco.

Papa Francesco ha voluto chiedere ai cattolici, cosa pensano dell’insegnamento della chiesa a proposito di famiglia e morale sessuale. Quali conclusioni trarrà ora il sinodo dei vescovi di quest’anno riguardo a questi temi e alle risposte raccolte? Quelle raccolte nell’arcivescovado di Colonia, raffigurano una chiesa anacronistica e lontana dalla gente.

Maradiaga: Ho chiesto al Papa: “Ma perché di nuovo un sinodo sulla famiglia? Ne abbiamo già tenuto uno nel 1980, e poi c’è la bellissima esortazione apostolica del 1983 di Papa Giovanni Paolo II ‘Familiaris consortio’”.

E cosa ha risposto Francesco?

Maradiaga: Che sono passati già 30 anni. Quel genere di famiglia oggi non esiste quasi più. E ha ragione. Ci sono i separati, le famiglie allargate, molti allevano i figli senza un partner; c’è il fenomeno delle maternità surrogate, e ci sono i matrimoni senza figli. E non vanno dimenticate le unioni tra persone dello stesso sesso. Nel 1980 di quest’ultime nemmeno si aveva sentore. Sono situazioni che richiedono risposte adatte al mondo di oggi. Non basta certo dire: beh, per tutto questo c’è la dottrina. Vero, e quella resterà, ma la sfida pastorale richiede risposte al passo con i tempi. Risposte che non possono più fondarsi sull’autoritarismo e il moralismo. Qui non stiamo parlando di “nuova evangelizzazione. Proprio no!”.

Il suo confratello e futuro cardinale Gerhard Ludwig Müller, nonché prefetto della congregazione della Fede, sembra tenere maggiormente in considerazione l’autorità della chiesa.

Maradiaga: (ride) Ho letto. E ho pensato: “Potresti avere ragione, ma anche torto”. Voglio dire, lo capisco. E’ un tedesco, e per giunta un professore, un professore di Teologia tedesco. La sua mentalità concepisce solo il giusto e lo sbagliato. Basta. Io però rispondo: “Fratello mio, il mondo non è così. Dovresti essere un po’ più flessibile nell’ascoltare i punti di vista altrui. Così non finisci per ritrovarti a dire solo altolà, qui è il muro e oltre non si va”. Ma penso che ci arriverà anche lui. Al momento è ancora agli inizi, e ascolta molto i suoi più stretti collaboratori.

Pensa di offrirgli i suoi consigli?

Maradiaga: Mah, fino a ora non ci siamo ancora parlati. Ma parleremo, senza dubbio. E’ sempre positivo intrattenere un dialogo proficuo.

Giusto la settimana scorsa si è incontrato con il Papa. A che punto sono le riforme strutturali che il Pontefice si attende da questa commissione che ha voluto fosse composta da lei e da altri sette cardinali?

Maradiaga: E va bene, cambiamo argomento! Certo, ci sono molte cose che devono cambiare nella chiesa. Lo sa il Papa, lo so io, e anche il Collegio cardinalizio ne era consapevole quando si è riunito in Conclave nel 2013. Le strutture devono essere al servizio delle persone. E se il mondo cambia velocemente, le strutture ecclesiastiche, della curia, devono riuscire a stare al passo con i mutamenti. E’ un compito piuttosto complesso. Stiamo raccogliendo pareri ed expertise. Poi faremo un passo dopo l’altro.

Il primo passo qual è?

Maradiaga: Al primo posto dell’agenda si trova il sinodo dei vescovi, che secondo il volere del Papa deve essere uno strumento di guida collegiale maneggevole, efficace, e non solo un meeting ogni tre anni a Roma. Poi ci si occuperà dei cambiamenti necessari nella segreteria di stato, visto che in passato ci sono state molte lamentele sul modo di lavorare di questo organismo. Nella precedente riunione della commissione, in dicembre, ci siamo occupati anche dei diversi dicasteri presenti in Vaticano. Noi proponiamo di istituire anche una congregazione per i laici. C’è la congregazione dei vescovi, quella dei sacerdoti, quella dei confratelli, ma non dei laici. Per loro c’è solo un Consiglio pontificio. E sì che sono proprio i laici a costituire la stragrande maggioranza del popolo di Dio.

Le amministrazioni sono normalmente nemici naturali di qualsiasi riforma. Lei ha sperimentato diffidenza, preclusione o resistenza da parte della curia nei confronti della sua commissione?

Maradiaga: Sì, certo. Per quanto nella curia stessa si trovano anche molte persone che dicono: così non si può più andare avanti. Queste ci sostengono avanzando le loro proposte. La curia non è un blocco monolitico. Alla fine delle nostre considerazioni ci sarà una nuova costituzione per la curia che prenderà il posto della costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 di Papa Giovanni Paolo II. Insomma si tratterà di qualcosa di completamente nuovo, e non solo di adattamenti o modifiche.

Non teme che al Papa, che ha 77 anni, non resti sufficiente tempo per portare a compimento tutti questi cambiamenti?

Maradiaga: Da una parte credo che si sia già raggiunto un “point of no return”. Dall’altra, vedo l’energia che abita il Pontefice, un’energia che mi stupisce ogni volta. Prima del Conclave ci eravamo parlati e lui mi aveva detto: “A proposito, ho già inoltrato le dimissioni”. E invece dal Conclave è uscito Papa. E da allora è come trasformato.

Anche se si dice che abbia problemi polmonari.

Maradiaga: Si è trattato di propaganda negativa, con la quale qualcuno dell’“inner circle” gli voleva nuocere prima del Conclave. Io stesso una volta, durante un pranzo ho toccato l’argomento salute, ho accennato al fatto che avesse solo un polmone e fosse dunque fisicamente debilitato. Lui allora si era messo a ridere: “Mah, che! Ho avuto una cisti nella parte alta del polmone sinistro. La cisti è stata operata, fine della storia”. A quel punto mi sono alzato e sono andato di tavolo in tavolo dicendo: “Ascoltatemi bene, chi tra di voi va in giro dicendo che Bergoglio ha solo un polmone, si sbaglia di grosso”.

Il filo diretto che ha con Francesco e la sua prontezza nelle risposte, la rendono agli occhi di alcuni cattolici conservatori un “terribile capo consigliere”. La sua commissione viene chiamta “la clique degli otto” di Bergoglio & Co. Tutto questo farebbe pensare a un fronte compatto anti Bergoglio.

Maradiaga: Compatto forse, ma non numeroso. La maggior parte dei cattolici sostiene il Pontefice. I suoi avversari sono persone avulse dalla realtà. Prendiamo le reazioni che si sono registrate in alcuni ambienti economici americani, alla critica sul capitalismo contenuta nell’enciclica di Francesco “Evangelii Gaudium”. Ma chi è che sostiene ancora che il capitalismo sia un sistema perfetto? Chi è stato maggiormente colpito dalla recente crisi finanziaria? Certo non i ceti benestanti americani o europei. E questa crisi non è stata l’invenzione della teologia della liberazione e nemmeno la conseguenza dell’“opzione preferenziale dei poveri”. Sbaglia chi non critica il capitalismo. E non il Papa. Ma se vogliono, lo attacchino pure, si arrabbino pure con lui. Io cerco di seguire la mia coscienza.

Il Papa auspica una “chiesa povera”. La chiesa tedesca è ricca. Molto ricca. Ma può rimanere “una chiesa ricca”, fintantoché con i suoi soldi aiuta i poveri?

Maradiaga: Aiutare i poveri non vuol dire essere poveri. Quello che conta è dividere veramente ciò che si ha con il prossimo. Lei ha ragione, la chiesa tedesca è ricca – ricca di storia, di cultura, di meravigliose opere d’arte. Ed è necessario che preservi tutto questo. Saremmo pazzi se volessimo dare l’assalto ai quadri, come si fece in epoca medievale.

Non dimentichi la tassa ecclesiastica!

Maradiaga: Questo è un altro aspetto della ricchezza. I tedeschi, noti per le loro doti organizzative, hanno optato per questo sistema di finanziamento. E non sta certo a me criticarlo. Quello che vedo, invece, è che la chiesa tedesca ha un occhio vigile, un cuore aperto, e che usa la propria ricchezza per aiutare il prossimo. Non ci sono altre parrocchie al mondo che aiutano più di quelle tedesche. Questo va detto. E io, non essendo tedesco, sono sicuramente la persona più adatta a sottolineare questo aspetto positivo.

Vuol dire che la chiesa tedesca ha un’opinione troppo negativa di sé?

Maradiaga: Forse sbaglia nel valutarsi. Prendiamo la diocesi di Limburg. Certo che soffro insieme ai cattolici tedeschi per i problemi venuti alla luce lì. Ma si tratta di un caso singolo! Ed è probabile che nonostante tutto anche questo caso abbia qualcosa di positivo. In spagnolo si usa dire che non vi è nulla dal quale non scaturisca anche qualcosa di buono.

E cosa ci sarebbe di buono in questo caso?

Maradiaga: Che tra le gerarchie ecclesiali si sia fatta larga la consapevolezza, che un po’ di cose vanno cambiate, e non solo a Limburg.

Secondo lei il vescovo Franz-Peter Tebartz-van Elst tornerà nella sua diocesi?

Maradiaga: No, non credo proprio. Quando uno sbaglia deve assumersene la responsabilità, scusarsi e cercarsi un altro posto. So che ci sono numerosi fedeli della diocesi di Limburg, profondamente feriti dal comportamento del vescovo. E le ferite non si rimarginano certo spargendovi sopra sale.

Anche il Papa è di questo avviso?

Maradiaga: E’ evidente che tra la sua esortazione per una chiesa povera e il suo stile di vita personale c’è sempre stata coerenza, indipendentemente che fosse padre gesuita, arcivescovo e ora Papa.

Con questo vuol dire che ha poca comprensione per residenze vescovili opulente ed eccentriche vasche da bagno?

Maradiaga: Per persone come lui, o come me, che vengono dall’America latina è difficile capire. Certo il tenore di vita tedesco è diverso dal nostro. Ciò nonostante molte delle cose di cui ho sentito parlare mi paiono inutili. Credi che una doccia, una toilette, possano bastare. Perlomeno bastano alla maggioranza delle persone. E bastano anche al Papa, nel suo appartamento di tre stanze, come ben saprà. A me è piaciuto molto quello che il Pontefice ha detto in occasione della festa dei morti. “Non ho mai assistito a un funerale con la bara seguita da un camion dei traslochi”.

Fonte: www.ilfoglio.it/soloqui/21590
 
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Linus
view post Posted on 4/2/2014, 22:54




CITAZIONE
"Sì, più cura pastorale che dottrina. L’insegnamento ecclesiastico, la teologia sono dati oramai assodati".

Dopo di che anche la cura pastorale divenne talmente assodata che furono le pecore a guidare i pastori.
 
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Resurrexi
view post Posted on 4/2/2014, 23:21




e questa sarebbe la Chiesa che bisogna servire? Andiamo bene...
 
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Ester80
view post Posted on 5/2/2014, 12:19




Ricordo, però, che qualche giorno dopo il Card. Maradiaga ha rilasciato una nuova intervista dove invece si diceva d'accordo a conservare il Depositum Fidei così com'è...l'ho letto su Twitter ma ora non ritrovo la notizia...certo è che il Cardinale Honduregno è logorroico in questo periodo e dispiace vederlo cambiare così spesso idea. Specie quando Papa Francesco ha chiarito che la Dottrina non muta col tempo, perché altrimenti si chiama relativismo... :)

PS: ecco la nuova intervista di cui vi parlavo: http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mond...aradiaga-31723/ nella quale il Card. Maradiaga sembra essere molto più conciliante con il Prefetto della Congregazione e più in linea con i dettami della Chiesa in merito a varie questioni sociali rispetto all'intervista precedente (che tra l'altro io, personalmente, bollai come una caduta di stile ad usum delphini).
 
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ITERPARATUTUM
view post Posted on 5/2/2014, 14:13




Le tempeste arrivano, inutile negarlo.
Ma chi ha letto il Vangelo sa che la Casa costruita sulla roccia resiste a tutte le bufere.
 
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Ester80
view post Posted on 8/2/2014, 17:11




I cattolici tedeschi:
morale sessuale
lontana dalla vita reale


Nel documento della Conferenza episcopale tedesca la distanza fra la Chiesa e i fedeli su convivenze prematrimoniali, controllo delle nascite e contraccezione. L'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati percepita come "una discriminazione ingiustificata e una crudeltà". Sì al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio "come un comandamento di giustizia"

Gli orientamenti prevalenti dei cattolici tedeschi riguardo la pastorale familiare, la morale e la sessualità sono espressi nel documento “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, redatto dalla segreteria della Dbk, Conferenza episcopale tedesca, e presentato dopo l’invio in Vaticano. Il documento riassume le risposte pervenute al questionario vaticano in vista della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi del 2014: 18 pagine nelle quali vien dato ampio spazio ai dubbi e alle conferme che i cattolici tedeschi hanno espresso. La Dbk certifica l’esistenza di una “grande differenza tra i credenti e la dottrina ufficiale della Chiesa”. Ciò riguarda, in primo luogo, i problemi dei divorziati e risposati, la contraccezione e l’omosessualità. In tutti questi settori il Magistero sarebbe compreso o accettato solo da una parte minoritaria dei credenti. Nel documento si sottolinea il rifiuto della “morale del divieto”, bloccata in forme e regole spesso sanzionante ma non condivise perché non spiegate e quindi causa d’incomprensioni.

Note positive. Un dato rilevante è la certezza dei cattolici tedeschi sulla genitorialità come fulcro della famiglia cristiana e della comunione di preghiera nelle famiglie, come pure il rifiuto delle pratiche abortive. Il documento evidenzia la difficoltà ad accettare talune indicazioni della Chiesa, ma dimostra come nella Chiesa cattolica tedesca sussista uno sforzo pastorale per consulenza e assistenza ai coniugi e alle famiglie, in particolare con numerosi centri di consulenza familiare attiva. La Chiesa che emerge dai questionari tedeschi chiede una conoscenza reale delle situazioni esistenziali e delle difficoltà di coniugi e famiglie nella società attuale, con il coinvolgimento concreto nell’organizzazione del Sinodo straordinario del 2014 e di quello ordinario del 2015.

Nuovi passi da compiere. Per i fedeli tedeschi è urgente un “nuovo approccio” nel valutare il fallimento delle relazioni umane. La maggior parte dei fedeli pensa che la Chiesa abbia “un atteggiamento favorevole alla famiglia, ma d’altra parte una morale sessuale lontana dalla vita reale”. Sono - stando ai questionari - il “linguaggio della Chiesa e l’impostazione autoritaria di tutte le sue comunicazioni ufficiali” a non aiutare a trovare la comprensione e il consenso dei fedeli, anche a causa di una scarsa propensione alla discussione. Un punto negativo è dato dalle difficoltà dettate dalle situazioni familiari che si creano con la secolarizzazione della società e le esigenze del mercato del lavoro flessibile, che hanno sottratto tempo alla dimensione comunitaria familiare. Dalle risposte i vescovi tedeschi desumono che “bisogna cercare un luogo all’interno della Chiesa che possa essere occupato da persone che provengono da matrimoni falliti” anche per valutare se e come sia gestibile una qual riammissione ai sacramenti: la pastorale deve fare attenzione al valore sacramentale perché l’accompagnamento dei genitori ai bambini nello sviluppo della fede viene a mancare quando essi non possono più partecipare all’Eucaristia, e i piccoli pagano l’assenza della testimonianza. Apprezzamento giunge all’attenzione pastorale locale verso i divorziati risposati, ma c’è la sensazione di un atteggiamento impietoso della Chiesa e l’esclusione dai sacramenti quale conseguenza di un nuovo matrimonio civile è percepita “dalle parti interessate una discriminazione ingiustificata e una crudeltà”. Secondo un recente sondaggio il 66% dei cattolici è a favore di un matrimonio religioso per i divorziati.

Risposte dalla morale cristiana. Le risposte mostrano una evidente distanza tra battezzati e dottrina soprattutto per quanto riguarda la convivenza prematrimoniale (ormai quasi “una capillare realtà pastorale”); il controllo delle nascite (pochi conoscono veramente l’enciclica “Humanae vitae”; la distinzione tra metodi anticoncezionali “naturali” e metodi “artificiali” e il divieto di ricorrere ai contraccettivi viene rifiutata dalla maggior parte dei cattolici e praticamente ignorata); per l’omosessualità si rileva che i fedeli cattolici sono inseriti nella società tedesca, e una fascia sempre più larga della popolazione mette sullo stesso piano coppie eterosessuali e omosessuali. La tendenza va verso l’uguaglianza giuridica tra le convivenze omosessuali e il matrimonio: i fedeli tedeschi ritengono la liceità del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio “come un comandamento di giustizia”. Ma respingono fermamente l’apertura del matrimonio in quanto tale a coppie omosessuali, con però l’assenso a forme di “benedizione comunitaria”. Il documento, quindi, riporta la necessità che la Chiesa riveda il significato della vita coniugale e familiare come vocazione alla sequela di Gesù, anche a prescindere dagli orientamenti sessuali.

AUTORE: Massimo Lavena
FONTE: http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/0...suale_lont.html.
 
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Ester80
view post Posted on 8/2/2014, 19:53




Obiettivo: cancellare
la Humanae Vitae



La grande maggioranza dei fedeli cattolici rifiuta l’insegnamento della Chiesa cattolica in materia di morale sessuale. E’ questa la sintesi delle prime risposte al questionario su famiglia e matrimonio inviato alle diocesi lo scorso novembre, in vista del Sinodo straordinario di ottobre. Una constatazione, a quanto emerge dai rapporti diffusi in questi giorni, che accomuna la Chiesa tedesca a quella svizzera e a quella austriaca. Dall’Italia, invece, ancora nessun dato preciso. Solo la comunicazione – fatta dal segretario generale ad interim della Cei, mons. Nunzio Galantino – che la consultazione «ha riscontrato risposta pronta e capillare».

Se la prima realtà ad aver diffuso i risultati è stata la Conferenza episcopale svizzera – che ha scelto di formulare un questionario più completo e complesso rispetto a quello presentato in Vaticano lo scorso autunno e che ha ottenuto almeno venticinquemila risposte, non solo da cattolici – il caso più significativo è quello della Germania. Il presidente dei vescovi locali, mons. Robert Zollitsch (in uscita a marzo), l’aveva annunciato: «Al Sinodo faremo sentire la nostra voce». E le premesse, scorrendo le diciotto pagine del rapporto, ci sono tutte. Se i cattolici tedeschi ritengono che il matrimonio debba essere stabile e felice, sul resto tutto deve cambiare. L’insegnamento del Magistero romano riguardo gender, unioni omosessuali, relazioni prematrimoniali, ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti viene «respinto espressamente».

Viste le risposte date al questionario, i vescovi della più ricca Conferenza episcopale europea auspicano che il Vaticano apra a «nuovi approcci riguardo la morale sessuale». La traccia, dopotutto, è già segnata: basta riprendere in mano il documento diffuso a ottobre dall’ufficio per la cura delle anime di Friburgo, che in nome della misericordia e sull’esempio della «seconda possibilità» concessa dalla Chiesa ortodossa, autorizzava a riaccostare ai sacramenti i divorziati risposati. Un’iniziativa che non era stata fermata neppure dopo l’intervento del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il tedesco Gerhard Ludwig Müller, il quale aveva ricordato che iniziative del genere possono essere intraprese solamente da Roma. Ma Zollitsch (vescovo emerito di Friburgo e attuale amministratore diocesano) aveva rispedito al mittente il monito, anche perché altri prelati connazionali si erano nel frattempo posti sulla stessa scia, come il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

La questione è chiara, rileva il rapporto diffuso qualche giorno fa: «La maggior parte dei fedeli considera la morale sessuale cattolica lontana dalla vita» e auspica che si archivino i pregiudizi di carattere etico nei confronti di chi è andato incontro a «fallimenti nel campo della famiglia o del matrimonio». E’ anche una questione educativa, spiegano i vescovi tedeschi: «I giovani non capiscono più le argomentazioni della Chiesa su questi temi» ed è sempre più ampia «la distanza tra la dottrina e la pratica ecclesiale». Ecco perché bisogna ripensare anche l’approccio riguardo il controllo artificiale delle nascite, «che quasi tutti i rispondenti approvano», e l’atteggiamento riguardo gli omosessuali. In merito a questo punto, si legge nel dossier, «si registra una marcata tendenza ad accettare come atto di giustizia il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, che dovrebbero ricevere la benedizione da parte della Chiesa».

Si tratta di considerazioni che consentono all’episcopato guidato da mons. Zollitsch di puntare il dito contro l’Humanae Vitae di Paolo VI, da cui promana la dottrina cattolica in fatto di morale sessuale. Un testo che il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, invita ad archiviare al più presto. Conversando con il quotidiano Rhein Main Presse, il presule ha infatti detto che «non potendo cambiare completamente la dottrina della Chiesa», è bene avviare un «cambiamento profondo della morale cattolica». Il che si traduce innanzitutto in un «adeguamento ai tempi correnti» dell’insegnamento della Chiesa – concetto pressoché identico a quello espresso nella sintesi illustrata dai vescovi belgi, dove si parla di «adeguamento dei valori cristiani allo spirito dei tempi» – e in una riconsiderazione della questione omosessuale: «Non si può dire che sia qualcosa di innaturale».

Concetti talmente rivoluzionari che a stretto giro interveniva con un comunicato ufficiale che ha il sapore dell’altolà la diocesi di Ratisbona: «Tutte le questioni relative alla dottrina fondamentale della Chiesa non possono essere decise a livello diocesano o nazionale». Nient’altro che la ripetizione di quanto aveva detto poco più di un mese fa il prefetto Müller nel tentativo di bloccare il documento di Friburgo sul riaccostamento dei divorziati risposati ai sacramenti.

E di famiglia e matrimonio ha parlato venerdì anche il Papa, incontrando i vescovi polacchi a conclusione della loro visita ad limina apostolorum: la famiglia – ha ribadito Francesco – «è la cellula fondamentale della società», mentre il matrimonio «è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno». Visione che – ha aggiunto Bergoglio – «purtroppo influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto». E’ necessario, dunque, «che i pastori si interroghino su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio».

AUTORE: Matteo Matzuzzi.
FONTE: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-obiett...-vitae-8386.htm.
 
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Ester80
view post Posted on 8/2/2014, 22:21




L'ipotesi folle di una Chiesa
che insegue i sondaggi



C’è una certa confusione a proposito dei questionari inviati dalla Santa Sede agli episcopati nazionali in vista della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014. Sembra che alcuni episcopati abbiano fornito risposte di carattere dottrinale. Altri, come quello tedesco e austriaco, hanno consultato i fedeli con metodi che – a prima vista – sembrerebbero piuttosto aneddotici. Da sociologo, nutro seri dubbi sulla rappresentatività del campione. Se si è passati dalle parrocchie e dai consigli pastorali, ovviamente si sono ricavate le opinioni dei parroci – forse anche di qualche vescovo – e di quei gruppi «autoreferenziali» che occupano tante comunità parrocchiali con le loro interminabili riunioni, e di cui Papa Francesco come si sa non parla tanto bene.

Almeno i vescovi svizzeri si sono rivolti ai sociologi, precisamente all’Istituto di sociologia pastorale di San Gallo, il quale dovrebbe avere costruito un campione credibile, ancorché ci spieghi che ha selezionato «laici impegnati nella vita ecclesiale», anche qui dunque con il rischio di trascurare chi non partecipa ai gruppi parrocchiali ma non è per questo meno cattolico. I sociologi di San Gallo non hanno finito il loro lavoro, ma hanno riferito alla Radio Vaticana che il 97% dei cattolici svizzeri usa gli anticoncezionali, il 60% non vede niente di male nelle unioni omosessuali e vorrebbe perfino che la Chiesa le «benedicesse», una salda maggioranza è favorevole al divorzio e ai rapporti prematrimoniali e si comporta di conseguenza. Com’è noto, dalla Germania e dall’Austria sono venuti risultati analoghi, ancorché non certificati dai sociologi.

Si tratta di capire come interpretare questi dati. Se dobbiamo fidarci non delle interpretazioni dei vescovi austriaci o tedeschi, ma di quello che c’è scritto nel documento preparatorio inviato alle diocesi e accompagnato dal questionario, le domande non sono una sorta di referendum volto a cambiare la dottrina ma una rilevazione di taglio, appunto, sociologico su come si comportano i cattolici.

Che i cattolici non si comportino da cattolici non è una gran novità. La sociologia distingue – l’espressione è della studiosa inglese Grace Davie – tre dimensioni della religione, le tre B: «believing» (credere), «belonging» (praticare) e «behaving» (comportarsi). I sociologi sanno da anni che coloro che dicono di credere in Dio, e in Europa anche in Gesù Cristo, sono molti di più di quelli che vanno in chiesa. E che quelli che seguono l’insegnamento morale della loro religione sono molti di meno di quelli che frequentano le chiese. Ne ricavano che – anche in Europa – quando si parla di secolarizzazione bisogna distinguere: c’è poca secolarizzazione quanto al credere – gli atei rimangono una piccola minoranza, che non cresce –, una rilevante secolarizzazione nella pratica – anche con un concetto ampio di praticante, può essere considerato tale solo un europeo su cinque –, e una secolarizzazione ampiamente maggioritaria nei comportamenti, nel senso che solo una piccola frazione della popolazione segue l’insegnamento morale delle Chiese e comunità di appartenenza.

I sondaggi – diversamente effettuati nelle diverse nazioni – confermano quindi un quadro già noto. Non sono stati diffusi dati italiani, ma il fatto che il nostro sia il Paese del mondo dove nasce il minor numero di bambini, anche se l’ottanta per cento dei nostri connazionali si dice cattolico, certamente suggerisce un atteggiamento sugli anticoncezionali non tanto diverso da quello svizzero.

Però… c’è un però. Il questionario è stato diffuso in preparazione a un sinodo sulla famiglia. Ma le grandi inchieste dei sociologi – come la periodica Indagine europea sui valori (EVS) – non si occupano solo di morale sessuale e familiare, e del resto i comandamenti sono dieci. Incrociando i dati della EVS sui valori e sulla fede religiosa, e tenendo conto anche di altre indagini, scopriamo per esempio che in Germania, in Svizzera e in Austria una salda maggioranza della popolazione ritiene che gli immigrati siano troppi, si comportino male e non debbano godere degli stessi diritti dei cittadini. In diversi Paesi – tra cui l’Italia – il numero di cittadini che giustifica l’evasione fiscale, e dichiara che la pratica o la praticherebbe se solo non temesse di essere scoperta, è così alto da far concludere che è impossibile che non ne faccia parte un buon numero di cattolici praticanti.

Ci sono poi altri studi – alcuni, in Italia, li ho diretti io – che si occupano di credenze. È vero che la grande maggioranza degli italiani (93%) si dichiara credente, ma si tratta di vedere in che cosa crede. In Italia percentuali significative di persone che pure si dichiarano cattoliche non credono alla divinità di Gesù Cristo, non credono che la Resurrezione sia un evento storico realmente accaduto, non credono all’esistenza dell’Inferno e del diavolo e non credono che la Chiesa Cattolica sia un’istituzione voluta da Dio e divinamente assistita. Queste percentuali di «non credenti selettivi» per alcune verità della fede diventano maggioritarie fra i giovani dai 15 e i 29 anni. Più di metà dei cattolici italiani non si confessa mai. In altri Paesi le cose vanno molto peggio, sia quanto alle credenze sia quanto alla confessione, frequentata in molte zone del Nord Europa e degli Stati Uniti da sparute minoranze.

Cito questi dati per far capire come – mentre ha un senso utilizzare lo strumento dei questionari per capire quanto è profonda la crisi del mondo cattolico contemporaneo – non ne ha nessuno prendere i risultati, anche ove siano attendibili, di queste ricerche come indicazioni su come la Chiesa potrebbe cambiare per adeguarsi al «mondo». Ovviamente, questo sarebbe anzitutto assurdo dal punto di vista teologico: la Chiesa non ha mai adeguato le sue dottrine ai sondaggi, con il rischio di cambiare opinione a ogni sondaggio come il Matteo Renzi della divertente caricatura di Crozza.

Se – come sembra che qualche vescovo voglia suggerire in Germania, Svizzera o Austria – il Sinodo dovesse cambiare le dottrine per adeguarle a quello che pensano i fedeli, dopo – o forse prima – di quello sulla famiglia urge un sinodo sull’immigrazione: non per studiare il bellissimo discorso di Papa Francesco a Lampedusa, ma per organizzare al più presto nelle parrocchie dell’Europa di lingua tedesca la distribuzione domenicale di randelli per bastonare gli immigrati, posto che proprio dalle parti di Berlino, Zurigo o Vienna l’avversione agli immigrati è ancora più diffusa di quella alla dottrina morale della Chiesa.

Se non si crede ai sondaggi, si guardino i referendum: come quello svizzero del 2009 che ha introdotto, evidentemente non in segno di simpatia verso gli immigrati musulmani, un divieto costituzionale di costruire minareti. Se invece si crede ai sondaggi, si metta in programma anche un sinodo per concedere indulgenze agli evasori fiscali: sarebbe particolarmente gradito in Italia. Perché delle due l’una: se i sondaggi dove ciascuno protetto dall’anonimato confessa i suoi peccati o manifesta i suoi vizi sono la voce genuina del «popolo di Dio» allora bisogna seguirli su tutto. Perché la «vox populi» diventa «vox Dei» quando si esprime a favore dell’evasione dal dovere di fedeltà al coniuge e non quando si esprime a favore dell’evasione delle imposte?

Né una bizzarra Chiesa che costruisse la sua dottrina a colpi di sondaggi dovrebbe fermarsi alla morale. Inseguendo i sondaggi occorrerebbe abolire l’Inferno, i miracoli, la Resurrezione, la divinità di Gesù Cristo, la natura divina della Chiesa: tutte credenze impopolari. Dichiarare che tutte le religioni sono uguali, perché lo pensa la maggioranza delle persone. Consigliare a Papa Francesco di non perdere tempo a parlare tutte le settimane del diavolo, perché la grande maggioranza non ci crede. E di smetterla di mettere al centro del suo Magistero la confessione, perché tanto ci sono intere diocesi dove i cattolici che si confessano sono ridotti a quattro gatti.

Se i sociologi – all’improvviso – sono diventati interessanti, avrebbero anche un’altra piccola notazione da proporre. E cioè che adeguare la propria dottrina al pensiero unico dominante è il modo più sicuro per perdere fedeli e chiudere bottega. Lo spiegò già nel lontano 1972 in un libro diventato un classico delle scienze sociali, «Perché le Chiese conservatrici stanno crescendo», Dean M. Kelley (1927-1997), sociologo e dirigente del Consiglio Nazionale delle Chiese negli Stati Uniti. Kelley, che era personalmente un progressista, notò che le comunità protestanti che si erano schierate per l’aborto, i rapporti prematrimoniali e un atteggiamento tollerante sull’omosessualità stavano perdendo membri così rapidamente che rischiavano di chiudere i battenti, mentre crescevano in modo spettacolare gruppi «pro life» e «pro family» come i mormoni e i pentecostali.

I quarant’anni successivi hanno dato ragione a Kelley. Qualche ingenuo ecclesiastico pensava che conformandosi alle opinioni dominanti avrebbe riempito le chiese. Invece le ha svuotate. Perché per sentire quello che già dicono fino allo stordimento i giornali, le televisioni e Internet non c’è bisogno di andare in chiesa. Dalla Chiesa si vuole una testimonianza controcorrente: non si chiede che incoraggi i nostri vizi – per quello, tutte le mattine, ci sono già i grandi quotidiani – ma che ci faccia riflettere e cerchi di renderci uomini e donne migliori.

Dunque una preghiera ai vescovi del Sinodo: studiate i sondaggi, ma – se non volete organizzare l’eutanasia delle vostre diocesi – evitate accuratamente di adattare la vostra predicazione alle opinioni che dai sondaggi emergono come maggioritarie. Immagino che vi stia a cuore la verità. Ma – immaginando per pura ipotesi fantastica e non credibile che a qualcuno di voi della verità importi poco o nulla – pensate al serio rischio di ritrovarvi, come tanti colleghi di comunità protestanti «liberal», senza fedeli e senza lavoro.

AUTORE: Massimo Introvigne.
FONTE: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-lipote...ndaggi-8388.htm.
 
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Ester80
view post Posted on 8/2/2014, 22:39




"Chiesa e pedofilia”: ecco il libro di Agnoli
che spiega cosa c’è dietro agli attacchi alla Chiesa



Dietro l’enfatizzazione degli abusi su minori compiuti da preti cattolici c’è di tutto: preti spretati, teologi eretici, lotte interne dei modernisti contro il papa, radicali che suonano la tromba, movimenti gay o pro choice.

La Chiesa Cattolica è la madre di tutti i pedofili? Da anni c’è chi si impegna a diffondere questo teorema. La propaganda contro il clero cattolico è sembrata intiepidirsi soltanto dopo l’elezione di Papa Francesco, ma proprio in questi giorni è tornato alla ribalta l’equazione “prete uguale pedofilo”, grazie a un documento della Commissione ONU per i diritti dei minori. Che cosa c’è dietro a questo ennesimo attacco? Per sapere come la propaganda contemporanea ha usato uno dei crimini più immorali e infamanti al solo scopo di attaccare la Chiesa Cattolica, è utile la lettura di Chiesa e pedofilia, di Francesco Agnoli (il libro è scaricabile qui, per gentile concessione dell’autore).

CHIESA E PEDOFILIA. «Dietro l’enfatizzazione degli abusi su minori compiuti da preti cattolici c’è di tutto – scrive Agnoli -: preti spretati, teologi eretici come Hans Küng, lotte interne dei modernisti contro il papa, radicali che suonano la tromba, movimenti gay o pro choice, che vogliono far pagare alla chiesa le sue posizioni in materia etica». Nel suo libro, pubblicato da Cantagalli editore nel 2011, Agnoli spiega come i casi di pedofilia di cui si è occupata la giustizia penale e civile «risalgono per lo più agli anni sessanta e settanta, e si sono verificati soprattutto negli stati Uniti». Agnoli ricorda che l’aumento generalizzato di abusi sessuali contro minori avviene proprio in quegli anni e «interessa la società tutta, famiglia, single, preti, laici, nessuna categoria esclusa». Non solo. Agnoli ricorda come furono proprio gli intellettuali di sinistra, che ora attaccano la Chiesa, a propagandare negli anni Sessanta la «liberazione sessuale di donne e bambini». Fu un personaggio del calibro di Daniel Cohn-Bendit, leader sessantottino francese, e non un prete a scrivere, «su Liberation, insieme ad altri notissimi intellettuali francesi di sinistra, da Jean Paul Sartre a Jack Lang, da Simone de Beauvoir a Michel Foucault, da Andrè Glucksman a Bernard Kouchner, un manifesto in difesa della pedofilia».

AUTORE: Redazione.
FONTE: http://www.tempi.it/chiesa-e-pedofilia-lib...chi-alla-chiesa.
 
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8 replies since 4/2/2014, 16:15   58 views
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